Russia: 17enne picchiato a morte in classe nell'indifferenza di compagni e professore. Credevano fosse gay


Putin, le destre europee e le associazioni cristiane lo ripetono ad ogni piè sospinto: in Russia non c'è alcun problema omofobia e la legge contro la cosiddetta «propaganda omosessuale sui minori» è scritta nell'interesse dei bambini. Peccato che alimentare una paura infondata, provvedere a diffondere disinformazione e alimentare uno stigma sociale difficilmente avrebbero potuto portare ad un epilogo privo di risvolti drammatici.
Sergei Casper aveva solo 17 anni, amava l'arte e tanto era bastato ai suoi compagni per ritenere fosse gay. Ed è così che i suoi compagni l'hanno aggredito e picchiato in bagno. Poi, una volta giunti in classe, hanno continuato ad infierire su di lui, nella piena indifferenza del professore che in quel momento si trovava lì, seduto dietro la sua cattedra.
Il ragazzo è stato legato, preso a calci e pugni e scaraventato su un banco. Quell'impatto gli ha procurato un grave trauma all'esofago che gli ha impedito di continuare a respirare. È morto lì, tra le risate dei compagni, prima che l'ambulanza raggiungesse la scuola.
«I bulli pensavano fosse divertente -racconta Alexander, un amico della vittima- e così hanno deciso di tornare a picchiarlo anche in classe . Nonostante l'insegnante fosse seduto alla sua cattedra, non ha fatto assolutamente nulla per aiutarlo».
L'accaduto è stato ripreso da una telecamera del circuito chiuso della scuola ed è poi stato diffuso dai media internazionali. La scuola ha deciso di espellere tutti gli studenti coinvolti nell'aggressione, pur affrettandosi a sostenere che da loro non ci sia alcun problema legato al bullismo. L'ennesima negazione dell'evidenza dinnanzi ad un giovane che è stato deliberatamente ucciso nell'indifferenza dei compagni e del professore.
12 commenti