Corrispondenza romana: «L'omosessualità non ha nulla di naturale. C'è un virus gay»


«Più che di "gene gay" sarebbe corretto parlare di "virus gay"; se nessuno nasce infatti con il gene dell'omosessualità tutti, e in particolare le giovani generazioni, sono a rischio contaminazione dell’ideologia del gender imposta come diktat etico dal mainstream culturale dominante». È quanto afferma un articolo pubblicato da Corrispondenza romana.
Il sito cattolico afferma di non avere alcun dubbio sul fatto che non si nasca gay, citando come fonte della sua tesi una campagna pubblicitaria lanciata da un'organizzazione statunitense di ex-gay che sostiene di detenere «i reali dati scientifici riguardo l'omosessualità».

La prova dell'innaturalità dell'omosessualità viene affidata alle teorie di tale Neil Whitehead, pronto ad escludere una causa genetica sulla base delle sue ricerche sui gemelli omozigoti. «Dal momento che hanno DNA identici -sostiene- dovrebbero identici al 100%. Ma se un gemello identico ha attrazione per lo stesso sesso la possibilità che il co-gemello abbia la stessa attrazione è solo di circa il 11% per gli uomini e del 14% per le donne».Ovviamente Corrispondenza romana non perde tempo a notare come quella tesi sia stata sostenuta in uno studio pubblicato nel 2006 sulle pagine del sito del Narth (la più grande organizzazione degli Stati Uniti che promuove le fantomatiche terapie riparative) e che pertanto abbia la stessa attendibilità di una brochure pubblicitaria.
A riprova di quello studio viene presentata anche l'opera di Peter Bearman e Hannah Brueckner, pronti a far scendere la percentuale al 7,7% per i maschi e al 5,3% per le femmine. Partendo da quei dati, i due hanno sostenuto anche che il 3% della popolazione eterosessuali affermi di essere stata in passato anche bisessuale o omosessuale e che abbiano cambiato spontaneamente il proprio orientamento sessuale. Sulla base di un non meglio precisato dato (forse quello di Mario Adinolfi, pronto a sostenere che solo l'1% della popolazione sia gay), la rivista si lancia nel sostenere che «tali dati hanno fatto emergere un dato curioso per il quale il numero delle persone che hanno cambiato il loro orientamento sessuale verso una totale eterosessualità risulta più alto dell'attuale numero di bisessuali e omosessuali messi insieme. In altre parole, gli ex gay superano per numero gli attuali gay».
Sarà. Però appare curioso notare anche un dettaglio: la medesima ricerca venga citata anche nella pagine di Obiettivo Chaire (i sostenitori delle terapie riparative invitati al convegno omofobo di Maroni) e nel loro caso si sostenetene che «i gemelli identici erano entrambi omosessuali solo nel 52% dei casi». Evidentemente Corrispondenza romana deve essersi persa per strada un 45%.
La conclusione del sito cattolico è lapidaria: «Ancora una volta la realtà sbatte la porta in faccia all'ideologia. La forsennata ed tendenziosa ricerca degli attivisti LGBTQ riguardo l'esistenza di un agognato gene gay, che attesterebbe la normalità dell'omosessualità si deve, infatti, bruscamente arrestare davanti agli inoppugnabili dati concreti che certificano chiaramente come l'omosessualità non ha nulla di genetico e naturale».

Caso vuole che il sito cattolico non abbia ritenuto necessario fornire alcuna tesi contraria a quanto affermato, così come la chiusura dei commenti non permette ai lettori di porre la domanda più ovvia di questo mondo: se siamo di fronte ad un'evidenza tale da portare un qualunque sito a dimostrare inequivocabilmente una simile tesi, perché mai l'Oms sostiene l'esatto contrario?
La risposta è altrettanto ovvia: se si esce dagli studi finanziati dalla lobby cattolica, i medesimi dati portano a considerazioni assai differenti.
Ad esempio J. Michael Bailey della Northwestern University osserva: «Abbiamo riscontrato che il 52% dei gemelli monozigoti condivide l'omosessualità a fronte del 22% dei gemelli eterozigoti e all'11% dei fratelli geneticamente indipendenti. Questo è esattamente il tipo di modello ci si aspetterebbe di vedere se ci fosse una causa genetica. Con ampio margine si è visto come i fratelli geneticamente più simili sono anche quelli che hanno maggiori probabilità di essere entrambi gay».
Dello stesso avviso è anche Kenneth Kendler, direttore del Virginia Institute for Psychiatric and Behavioral Genetics, che scrive: «In accordo con i risultati di precedenti studi sui gemelli, riscontriamo come la somiglianza dell'orientamento sessuale sia maggiore fra i gemelli monozigoti che nei gemelli dizigoti. Questi risultati suggeriscono che i fattori genetici possono influire fortemente sull'orientamento sessuale».

Ancor più esplicito è Kenneth S. Kendler dell'Ontario Consultants on Religious Tolerance, pronto a sostenere che «I conservatori religiosi spesso indicano gli studi sui gemelli identici che sono stati separati alla nascita e cresciuti in maniera indipendente. Se uno è gay, allora l'altro gemello è risultato essere gay solo nel 55% dei casi. Sostengono che i gemelli identici hanno la stessa struttura genetica e quindi, se l'orientamento omosessuale è determinato dai geni, il 100% dei fratelli dovrebbe essere gay. Questa teoria si basa su una conoscenza errata o inadeguata del funzionamento della genetica. I geni hanno una proprietà chiamata penetranza, che è una misura della loro efficacia. Ad esempio la penetranza del gene che causa il diabete è solo del 30%. Quindi se un gemello ha l'allele che causa il diabete, allora anche l'altro gemello avrà lo stesso allele: ma entrambi avranno una probabilità del 30% di sviluppare la malattia. Entrambi i gemelli avranno la stessa struttura genetica, ma il diabete può essere o può non essere innescato. Se un gemello sviluppa la schizofrenia, l'altro gemello ha circa una probabilità del 48% di sviluppare anche lui quella malattia. Se un gemello sviluppa il disturbo affettivo bipolare, la possibilità che questa si manifesti nell'altro è di circa il 60%. Con questo non voglio insinuare che l'omosessualità sia una malattia: sto semplicemente suggerendo che la causa principale di molte malattie -e di tratti come l'essere mancini- è di origine genetica».

Le tesi sostenute nell'articolo di Corrispondenza romana (datato 21 gennaio 2015) e tutte le dimostrazioni dell'infondatezza di quei dati risalgono agli anni '90. È incredibile che a 25 anni di distanza ancora si debba perdere tempo a spiegare l'ovvio solo perché alcuni gruppi cattolici sono pronti ad appellarsi a teorie già ampiamente screditate al solo fine di alimentare odio sociale nei confronti della comunità lgbt.
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