Don Inzoli schiera gli avvocati contro Repubblica e parla di «notizie infamanti e linciaggio mediatico»
«Un bel quadretto, non c'è che dire. La Regione a braccetto con il prete pedofilo è la ciliegina sulla torta di un convegno che nei fatti si è dimostrato essere omofobo». È con queste parole che Franco Bordo, esponente del Sel, ha denunciato la presenza di don Inzoli fra gli ospiti dì'onore del convegno omofobo organizzato da Maroni.
Nel 2012 il sacerdote venne condannato per pedofilia dalla Congregazione per la Dottrina della Fede attraverso un'ordinanza firmata da Papa Ratzinger, poi riconfermata in appello anche da Papa Bergoglio. I documenti della Santa Sede affermano chiaramente che «sono state eseguite rigorose ricerche che hanno comportato pazienti e sofferti confronti con le persone che hanno riferito i fatti», eppure curiosamente per anni la procura italiana non ha mai ritenuto necessario avviare un'inchiesta su di lui.
Inevitabilmente la sua presenza è bastata a far scoppiare la polemica e perché i vari esponenti politici si affrettassero ad affermare di non conoscerlo o di non averne notato la presenza. Ovviamente anche i giornali ne hanno parlato.
Nel caso di La Repubblica l'articolo è stato firmato da Matteo Pucciarelli, il giornalista che oggi racconta di ricevuto una lettera dagli avvocati di di don Inzoli in cui si parlava di «notizie altamente infamanti, offese e linciaggio mediatico».
Ai più verrebbe da pensare che l'unica cosa infamante siano le conferme vaticane sui sui presunti abusi, eppure la lettera lamenta come quelle parole condurrebbe «al peggior discredito sociale sino al discredito del sacerdote» e lamenta come «emerge dalla lettura che tutti i presenti al convegno sulla famiglia avrebbero dovuto evitarlo e gli organizzatori bandirlo».
Il sacerdote precisa anche che «ad oggi non risultano essersi svolti processi avanti la giurisdizione italiana a carico di don Mauro Inzoli e nessuna informazione di garanzia è mai stata a lui notificata». Un fatto assai noto dato che tutti parlano della condanna giunta da due papi e lamentano (anzi, lamentavano ancor prima dei fatti in questione) come la procura non abbia ritenuto di dover indagare su di lui a fronte delle prove citate dal Vaticano. Questo, perlomeno, siano a quando Bordo non è stato firmatario di un esposto alla Procura grazie al quale è stata aperta anche un'inchiesta giudiziaria su Inzoli.