Il referendum omofobo in Slovacchia non si avvicina neppure al quorum, un flop costato oltre 6 milioni di euro
È una batosta elettorale superiore a qualsiasi previsione quella portata a casa dall'Alleanza per la famiglia. Nonostante i continui appelli dei vescovi e, soprattutto, nonostante l'intervento diretto del pontefice a sostegno del voto, il 78,59% dei cittadini slovacchi ha deciso di raccogliere l'invito a non recarsi alle urne per esprimersi sui tre quesiti integralisti proposti.
Il risultato evidenzia che l'aver tentato di presentare i diritti lgbt come «una minaccia» per la famiglia non ha sortito i risultati sperati ed una maggioranza schiacciante della popolazione ha dimostrato inequivocabilmente di non condividere quella posizione ideologica e strumentale (se davvero qualcuno si fosse sentito minacciato, di certo non avrebbe disertato le urne dinnanzi ad una promessa di protezione, ndr). Se poi si considera come la Slovacchia sia una Paese fortemente cattolico e come le strade fossero state riempite di cartelloni pubblicitari con l'immagine del Papa che invitava al voto, il risultato appare straordinario.
Le domande proporranno di ridefinire la parola «matrimonio» come una convivenza basata esclusivamente sull'unione tra un uomo e una donna, sull'impedire che i gay possano adottare o educare dei bambini e sulla possibilità per i genitori di dispensare i propri figli da lezioni scolastiche che parlino di orientamento sessuale, educazione sessuale o eutanasia.
Premesso che chi si è presentato alle urne lo ha fatto nell'intenzione di rimarcare la propria posizione anti-gay, non stupisce come il voto di quel misero 20% della popolazione sia stato in maggioranza per si «sì». Eppure anche in questo caso qualcosa stupisce: l'opposizione al riconoscimento dei matrimoni gay ha raggiunto risultati superiori rispetto a chi si è espresso contro le adozioni, mostando che qualcuno non ha problemi a vedere famiglie omogenitoriali purché non gli sia concesso di sposarsi. Staccato di quasi tre punti percentuali è il risultato ottenuto dal quesito che chiedeva un diritto di veto da parete dei genitori sulle lezioni scolastiche.
Il costo sostenuto dallo Stato per il referendum è stato di ben 6.300.000 di euro, motivo per cui qualcuno sta iniziando a domandarsi se la famiglia non si sarebbe potuta «difendere» maggiormente nel destinare quei fondi a politiche sociali anziché dissiparli a sostegno di inutili ideologie.
La consultazione non avrà alcuna conseguenza diretta e non solo perché il quorum non è stato raggiunto. I quesiti proposti, infatti, erano prettamente ideologici dato che, su pressione dei cattolici, lo scorso giugno il governo slovacco aveva già provveduto a modificare la Costituzione in modo da inserire un esplicito divieto ai matrimoni gay. Lo scopo dell'Alleanza per la famiglia era solo quello di rimarcare il peso politico dell'omofobia. Fallito il risultato, c'è da chiedersi se la politica non dovrà iniziare a fare i conti con quei diktat imposti da una parte ideologizzata dalle Chiesa a fronte di un sentimento popolare che va in un'altra direzione.
Leggi l'articolo completo su Gayburg