La commissione dà il via libero all'introduzione del reato di tortura. Saranno punite anche le terapie riparative?
La Commissione Giustizia alla Camera ha dato il suo via libera alla proposta di legge che intende introdurre il reato di tortura nell'ordinamento italiano. Il testo sarà formalmente licenziato per l'aula dopo i pareri delle altre commissioni.
«L'impianto -spiegano Donatella Ferranti e Franco Vazio, rispettivamente il presidente della commissione e relatore del provvedimento- è rimasto nella sostanza quello votato dal Senato, ma abbiamo meglio puntualizzato la norma recependo quasi letteralmente le indicazioni della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Non resta ora che calendarizzare celermente in aula il testo in modo che quanto prima si possa colmare un pesantissimo ritardo adempiendo agli obblighi internazionali».
Il reato di tortura sarà punito con la reclusione da 4 a 10 anni (con aggravanti se commesso da un pubblico ufficiale) e punirà chi, con violenza o minaccia, cagiona intenzionalmente a una persona a lui affidata o sottoposta alla sua autorità acute sofferenze fisiche o psichiche al fine di ottenere informazioni o dichiarazioni, infliggere una punizione, vincere una resistenza o in ragione dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose.
In tale scenario cc'è da chiedersi se le fantomatiche «terapie riparative dell'omosessualità» saranno fatte rientrare fra i reati. Tornate in auge grazie ad una vergognosa campagna lanciata dalla stampa cattolica, si tratta di pratiche scientificamente screditate che generalmente si basano su una vera e propria violenza psicologica. Generalmente le vittime vengono sottoposte ad una serie di violenze finalizzate a far scaturire un tale odio verso sé stessi da portare alla negazione del proprio orientamento sessuale. Nei casi più gravi vengono praticati anche umiliazioni, stupri o violenze (tra cui anche l'elettroshock o l'applicazione di elettrodi ai testicoli che infliggano dolore dinnanzi alle pulsioni di tipo sessuale).
Lo scorso novembre l'ONU riconobbe lo status di tortura a quelle pratiche e contestò agli Stati Uniti una violazione delle norme internazionali in virtù di una tolleranza di violenze inflitte ai minorenni sulla base del loro orientamento sessuale.
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