L'ennesima ingerenza di Scola: «I prefetti annullino le trascrizioni dei matrimoni gay contratti all'estero»
Se il Comune di Milano ha appoggiato il ricorso contro la cancellazione dei matrimoni gay contratti all'estero (forti di una sentenza di illegittimità già espressa verso la circolare di Alfano ed una sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito l'inesistenza di problemi di ordine pubblico derivanti da tali atti), il cardinale Angelo Scola è tornato ancora una volta ed esercitare un'ingerenza volta a legittimare lo stato della sua autonomia dalla Chiesa.
Con un'azione intollerabile, l'arcivescovo di Milano ha voluto dettare le regole di quello che lui pretende sia norma in Italia: «Le cose vanno chiamate con il loro nome -dice- Le parole indicano le cose: se ci si confonde sui termini, ci si confonde anche sulle cose. Un conto sono i diritti personali dei gay, che possono essere garantiti per tutti, nel rispetto della dignità dei tutti. Ma si lasci fino in fondo alla famiglia la sua definizione. L'escamotage di usare altri nomi, per poi riprodurre quel che è costituivo della famiglia, comporta molti rischi. Annullando le nozze gay celebrate all'estero, il prefetto ha agito nel rispetto della legge».
Secondo l'arcivescovo di Milano, dunque, non è tollerabile che lo stato possa decidere attraverso gli organi competenti l'attività svolta dai politici, ancor più se tale attività pare svolta in un clima di sudditanza alle decisioni prese Santa Sede. Naturalmente al cardinale poco importa se tali posizione risultino incostituzionali o volta a privare dei diritti parte della popolazione. Solo pochi mesi fa l'arcidiocesi di Milano aveva tentato di utilizzare i priori insegnanti d religione (pagati dallo stato ma decisi tramite nomina vescovile) per tentare di impedire qualsiasi azione volta a contrastare il bullismo omofobico nelle scuole.
L'uomo ha cercato di suggerire anche quella che dovrà essere la legge che regolerà le unioni in Italia, ossia «un rapporto stabile e duraturo, aperto alla vita, fra un uomo e una donna. E venir meno a questo assunto è togliere qualcosa alla società». Immancabilmente il cardinale ha auspicato una qualche norma minore che possa dare diritti senza garantire dignità alle coppie gay «senza alterare i diritti fondamentali di tutte le persone».
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