Luca e Paolo sposi sul palco dell'Ariston
Ancora una volta Luca e Paolo sono saliti sul palco dell'Ariston ed hanno saputo affrontare con sottile ironia temi di stretta attualità. Ed è così che, nel corso della terza serata e rigorosamente dopo la mezzanotte (l'ora in cui viene relegato chiunque non abbia avuto 16 figli per opera dello Spirito Santo), hanno inscenato sul palco un matrimonio gay in una ipotetica Italia in cui le nozze e le adozioni per le coppie formate da persone dello stesso sesso sono divenute realtà.
Lo sketch ruota attorno ai più classici luoghi comuni di un qualunque matrimonio (anche etero): il rimanere incastrato dal pagamento del mutuo, le malelingue che additeranno una coppia di bianchi che ha una figlia di colore da cui si dedurrà che è stata adottata, l'obbligo di accudire il consorte in caso di malattia, la reversibilità («a questo momento se tu muori io eredito», «che botta di culo»). Ma il vero colpo di genio è nell'aver rimarcato un concetto che spesso il grande pubblico pare ignorare: se si ottengono i diritti si ereditano anche i doveri. «No, non è che puoi. Devi. Sei mio marito» precisa Luca ad un Paolo che ha appena appreso come il suo diritto alle visite in ospedale comporti anche il dovere ad occuparsi del consorte se dovrà essere imboccato o se avrà problemi di incontinenza.
Insomma, una chiara risposta a chi sostiene che le rivendicazioni lgbt siano finalizzate ad ottenere privilegi, anche se basterebbe
guardare meglio il contesto per capire che si tratta meramente di eguaglianza (nel bene ma anche nel male).
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