ProVita spiega il suo progetto di rieducazione idologica: le scuole devono insegnare che è male essere gay
ProVita è una di quelle realtà che si appellano al cristianesimo per sostenere azioni violente volte a ledere i diritti fondamentali altrui. Da ormai qualche tempo, uno dei suoi obiettivi primari è stato identificato nelle scuole, viste come un terreno fertile in cui impiantare dei campo di rieducazione che possano propagandare un pensiero cattofascista chiuso al riconoscimento stesso della dignità umana.
Il tutto è stato chiaramente spiegato dai diretti interessati nel corso di uno scambio di battute avvenuto su Facebook.
Dinnanzi all'orribile spot in cui l'associazione parla di piani segreti volti a sconvolgere le menti dei più piccoli attraverso una fantomatica teoria gender, un ragazzo chiede: «Io ho diciotto anni. Frequento il liceo e a scuola ci vado ogni giorno. Non ho mai assistito a niente del genere. A scuola mi insegnano greco, latino, filosofia, fisica, storia, matematica e inglese... il gender non fa parte delle materie di studio. E non l'avevo mai sentito nominare prima che voi ne parlaste. Nella scuola italiana l'educazione sessuale è un miraggio oltretutto».
L'associazione risponde: «Non abbiamo detto che in tutte le scuole del suolo italico ci siano già questi progetti. Ma abbiamo riportato moltissime notizie di scuole in cui ci sono». Coma al solito si si è ripiegato sul sostenere che esistano «moltissimi» cosi senza riuscire a citarne neppure uno nello specifico. Ma la risposta non si è fermata lì e si è proseguito nel sostenere che «l'educazione sessuale è parte di un progetto massonico e magari fosse un miraggio. Invece c'è e da danni». Insomma, i ragazzi dovrebbero essere lasciati allo sbando, senza fornire loro alcun dettaglio su come prevenire i rischi per la propria salute solo perché ad un gruppo di finti cristiani fa piacere veder morire chi pratica sesso prematrimoniale.
A quel punto il ragazzo chiede di poter avere il nome di una scuola, ma ProVita glissa e preferisce affermare: «l'orientamento non è scelto (forse), ma le azioni sono scelte eccome. Se io sono gay o lesbica questo non vuol dire che debba fermarmi a tale constatazione, che debba compiere atti sessuali corrispondenti e debba insegnare ai bambini che "non c'è niente di male"». In altre parole, la scuola deve insegnare ai ragazzi che non è detto che l'omosessualità non sia una malattia, che chi ha rapporti con persone dello stesso sesso debba essere emarginato e che un gay non deve avere una vita sessuale perché ai cattolici interessa più impedire la sua felicità che pensare alla loro salvezza.
In questi casi è bene ricordare che il governo ha abilitato quella realtà a ricevere il 5x1000 come «organizzazione non lucrativa di utilità sociale».