Anche Salvini vuole che le donne siano sottomesse?
Dopo aver firmato la petizione omofoba di ProVita, Matteo Salvini pare intenzionato a sposarne anche le strategie di disinformazione. Ed è così che su Facebook il leader del Carroccio si è lanciato nel mero populismo attraverso un messaggio in cui lamentava:
Pazzesco. Il Comune di Trieste porterà in 45 Scuole dell'Infanzia un "Gioco del Rispetto" per spiegare ai bambini un "punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale", arrivando a far esplorare ai bimbi i corpi dei loro compagni, e facendo loro scambiare i vestiti.
Ma il maschietto è maschietto, la bimba è bimba!
Qualcuno vuole costruire un "mondo al contrario", io non ci sto.
Peccato, però, che si sia dinnanzi alla solita mistificazione. Il Gioco del rispetto è stato curato da uno staff scientifico composto da Daniela Paci (insegnante della scuola dell'infanzia) e Lucia Beltramini (psicologa) con lo scopo di abbattere «tutti quegli stereotipi sociali che imprigionano maschi e femmine in ruoli che nulla hanno a che vedere con la loro natura. Ad esempio, si mette in discussione lo stereotipo per cui i padri debbano essere dediti soltanto al lavoro e possano dedicare solo pochi minuti al giorno ai loro figli, così come le madri non siano in grado di ricoprire posizioni di responsabilità all'interno delle aziende»
Il progetto non affronta alcun tema legato alla sessualità o l'affettività e non vi sono proposte di gioco che riguardino l'educazione sessuale o i temi legati all'omosessualità o alle famiglie. Vien da sé che aver da ridire su quel messaggio significhi inneggiare alla donna sottomessa teorizzata da Mario Adinolfi, la cui massima aspirazione nella vita debba essere quella di cucinare e lavare le mutande al proprio marito.
Nella polemica è immediatamente intervenuta anche stampa cattolica locale, pronta a parlare di «idologia gender» e di attività svolte all'insaputa della famiglia. Il Comune, però, non ci sta e attraverso una nota precisa come l'attività sia stata illustrata attraverso avvisi e note scritte, di come le finalità siano state illustrate in una riunione plenaria, di come sia stata richiesta un'autorizzazione scritta da parte dei genitori favorevoli e di come siano state organizzate delle attività alternative per i bambini che non prenderanno parte all'attività (resa facoltativa proprio perché non inserita nel POF della scuola). «Parlare di mancanza di trasparenza, o di finta trasparenza, e di attività proposta a insaputa dei genitori significa, pertanto, affermare il falso» afferma il vicesindaco Fabiana Martini.