Aleteia rivendica il diritto a poter insegnare la discriminazione ai figli (senza contraddittori)
L'ironia manifestata da S. Bear Bergman in un articolo apparso sull'Huffington Post ha creato un certo trambusto fra i siti di integralismo cattolico. Per sfottere gli slogan più comuni del mondo omofobo, l'attivista si dichiarò un «indottrinatore». Ovviamente precisò che avrebbe accettato quell'etichetta solo se per tale si intendeva indicare una persona che con il proprio lavoro vuole spingere i più giovani a maturare rispetto verso gay e lesbiche, affermando anche che non si sarebbe sentito per nulla in colpa se qualcuno di loro avrebbe messo in discussione eventuali preconcetti ideologici presenti nelle proprie famiglie.
Probabilmente affascinato dal titolo, il sito di Notizie ProVita ha operato un taglia e cuci che permettesse si asserire che l'attivista avesse ammesso l'esistenza di una pericolosa «agenda gay» volta a spargere «l'ideologia gender». Una tesi che persino il sito Aleteia della Fondazione per l'Evangelizzazione attraverso i Media non ha potuto fare a meno di accantonare.
Ovviamente anche Aleteia non ha resistito ad un titolo strumentalizzato che alludesse a non meglio precisate «confessioni» (un termine scelto forse per il suo far pensare ad qualcosa di torbido o di indichiarabile), ma dinnanzi ad una traduzione integrale del testo ha dovuto gettare la spugna e precisare che «non crediamo che questa dichiarazione sia una sorta di "pistola fumante" dell'ideologia gender».
E se appare difficile che prima o poi possano trovare una prova di un qualcosa che manco esiste, un debito peso andrebbe dato anche alle rivendicazioni che hanno deciso i sostenere.
Il sito cattolico sostiene che «è evidente che c'è un disegno nell'attività di Bergman. Intendiamoci, non un complotto o una cospirazione, ma la speranza che tutti i bambini vengano influenzati fin da piccolissimi circa omosessualità, transessualità e l'idea che il corpo non abbia una sua identità specifica».
In altre parole, lamentano che i bimbi potrebbero crescere senza pregiudizi. Tale aspetto viene poi nuovamente ribadito nell'affermare che il rispetto per le diversità potrebbe non essere «in accordo con le decisioni dei genitori di questi piccoli, che possono voler scegliere di parlare a di tematiche così delicate e importanti secondo i tempi che loro decidono come maturi, con le parole e i valori che loro e non altri hanno deciso di tramandare con l'educazione che spetta primariamente ai genitori».
Esatto. Si sta sostenendo che un genitore debba avere il diritto di inculcare ideologie malate nelle menti dei più piccoli senza che nessuno possa fornire informazioni neutrali orientate al rispetto delle diversità. Sarebbe come dire che se in una classe c'è il figlio di un assassino seriale, l'insegnante dovrebbe guardarsi bene dal dire che l'omicidio è male perché ciò potrebbe contraddire l'opinione di suo padre. Quando sarà cresciuto e finirà in riformatorio, allora si potrà iniziare a dirgli che tutto ciò che gli è stato raccontato è pura follia.
Come ormai consuetudine in tutti questi movimenti, ancora una volta viene sottinteso anche come i bambini debbano essere considerati giocattoli nelle mani dei genitori, privi si ogni diritto a poter ottenere le informazioni necessarie a crescere come liberi pensatori ma obbligati ad essere modellati ad immagine somiglianza di ciò che i loro genitori pensano. Anche perché qui non si sta parlando di impedire ai genitori di poter raccontare ciò che vogliono ai loro figli, si sta chiedendo che non possa esserci alcun contraddittorio (classica richiesta di chi non ha argomentazioni).
E che dire del riferimento all'età? Vien da sé che la richiesta sia un giro di parole per chiedere che tali argomenti non siano affrontati prima del sopraggiungere dei pregiudizi dettati dalla società e dall'ignoranza (intesa proprio come un'assenza di risposte o una mancata conoscenza delle diverse realtà)... ma a questo punto il discorso non dovrebbe valere anche per il resto? Si chieda di impedire ai preti di parlare di religione o i docenti non si azzardino a raccontare che il mondo è più grande e vario di ciò che si osserva nel proprio orticello.
E se l'imbarazzo deriva dal parlare di sessualità, è bene sottolineare che chi racconta che i bambini nascono sotto i cavoli sta facendo solo dei danni: i bambini non sono deficienti e una balla così incredibile non è certo una risposta che sia degna di chi chiede di conoscere come funziona il mondo. Forse si potrà tranquillamente sorvolare sui dettagli, ma raccontare la realtà è l'unica via per mostrare che si ha rispetto della loro voglia di conoscere e di crescere.
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