Gli adepti di Adinolfi sostengono che l'omosessualità possa essere indotta nei bambini
Gruppi organizzati di attivisti anti-gay spendono il proprio tempo nell'organizzare vere e proprie crociate finalizzate ad alterare i risultati dei sondaggi pubblici, altri si occupano di diffondere notizie volte a sostenere che l'educazione rappresenti un pericolo. Peccato che binomio fra ignoranza e paura non conduca mai a risultati positivi, motivo per cui non stupisce come ci si possa ritrovare ad imbattersi in documenti altamente imbarazzanti come l'«appello urgente» scritto lo scorso novembre dal gruppo Voglio la mamma Brescia.
Lo stile adottato nel testo è il consueto: si parte dal premettere che «è nostro impegno di evitare qualsiasi forma di discriminazione» prima di chiedere che quella stessa discriminazione sia imposta per legge sulla base di pregiudizi personali in merito alla «tematica dei gender e della equiparazione delle coppie lgbt alla famiglia composta da un uomo e di una donna (art. 29 Costituzione)». Naturalmente poco importa se l'articolo 29 della Costituzione non preveda alcun riferimento al sesso dei coniugi, così come pare non interessare che la Corte Costituzionale ha sancito come la carta fondamentale non impedisca il pieno riconoscimento del matrimonio ugualitario: la realtà non è tale ma è un qualcosa di plasmabile alle proprie esigenze.
Ed è proprio ricorrendo a falsificazioni ideologiche che il gruppo si è lanciato nel sostenere che «desideriamo manifestare tutto il nostro disagio per il contenuto della Delibera di Giunta n 435 del 22 luglio 2014 avente per oggetto l'adesione alla Rete RE.A.DY. senza un appropriato dibattito e coinvolgimento della cittadinanza. È evidente che l'azione e lo spirito con cui la Rete si è mossa in questi anni sono fortemente ispirati alla ideologia gender. Essa infatti scinde l'identità sessuata e l'identità di genere».
Gli adepti di Adinolfi non mancano poi di fornire la loro definizione della fantomatica «ideologia gender», asserendo che «l'essere maschio o femmina non deriverebbe dal dato di natura ma da come una persona si percepisce o, peggio, viene indotto/a a percepirsi fin dalla prima infanzia».
Secondo i seguaci di Adinolfi, dunque, l'omosessualità o la transessualità potrebbero essere «propagandati» ed «indotti» così come dice Putin e così come smentito da qualsiasi studio scientifico accreditato e dall'Oms stessa. Ancora una volta si afferma che la realtà dei fatti non importa, importano solo i pregiudizi personali.
La tesi finale è scontata: si chiede che il comune garantisca «libertà di coscienza» in termini di lotta all'omofbia e si afferma che «il vigente ordinamento giuridico garantisce già alle coppie di fatto diritti di convivenza atti a realizzare interessi meritevoli di tutela»