Il marketing esentasse di Mario Adinolfi

È dalla pagina Facebook di Mario Adinolfi che si può osservare come un manifesto di un suo recente incontro di indottrinamento ideologico organizzato nel salernitano riporti la dicitura "Avviso sacro".
Se ci sarebbe da chiedersi cosa possa esserci di sacro nell'andare in giro a dire che Dio predilige alcuni suoi figli agli altri, o si potrebbe tranquillamente notare l'uso di una citazione biblica quale argomentazione per negare l'esistenza dell'omosessualità (al pari di come i nazisti si appellarono alla religione per giustificare la persecuzione degli ebrei dopo averli etichettati «come gli assassini di Cristo»). Eppure quella dicitura ha solo un unico scopo: non pagare le tasse di affissione. Infatti, secondo quanto stabilito dal Regio Decreto 3268 controfirmata da Mussolini il 30 dicembre 1923, l'imposta di bollo non è dovuta per le affissioni che si «riferiscono ad atti di culto».
Qui, però, non si capisce dove sia il culto dinnanzi ad fronte ad una conferenza politica e commerciale. Da un lato c'è una propaganda volta a diffondere interpretazioni ideologiche dei progetti di legge in discussione al Senato (è risaputo come Adinolfi vada in giro a sostenere che la stepchild adoption serva solo a tutelare chi ricorre all'utero in affitto o come sia necessario impedire il contrasto all'omofobia per difendersi da una non meglio definita «ideologia gender»). Dall'altro c'è poi la promozione dei prodotti editoriali.
È evidente come i partecipanti a quei convegni rappresentino il suo cliente-tipo, così come basta guardare le fotografie dei suoi convegni per notare come Adinolfi non manchi di dare un posto di rilievo ai suoi prodotto editoriali. In alcuni casi si è spinto sino a sostenere che l'acquisto del suo giornale sia un'azione doverosa per potersi «difendere» dalle «minacce» da lui stesso paventate. Per farla breve, ci si inventa un problema e si vende la soluzione: nel mondo normale si chiamerebbe marketing o circonvenzione di incapace ma, dato che lui non perde occasione per tirare in ballo quello stesso Dio che ha cacciato i mercanti dal tempio, il tutto diviene magicamente un «atto di culto». Ovviamente esentasse.
le immagini della serata in questione pubblicate dal Gruppo Sacra Famiglia mostrano come il modus operandi non sia apparso dissimile dal consueto: l'allestimento della sala ha riservato un posto d'onore al suo libro (presente sia nell'edizione originale dalla operina rossa, sia nella riedizione nera che è stata creata per rendere il libro nuovamente commerciabile fra i vecchi acquirenti) così come il tutto si è concluso con una processione di chi si presentava al suo cospetto per farsi autografare il prodotto.
Se la libertà individuale permette di poter acquistare tutta la carta straccia che di desidera, più opinabile è che tutto ciò venga fatto a spese della cittadinanza. Infatti se chiunque altro è tenuto a pagare le tasse e per lui c'è un'eccezione, vien da sé che il mancato introito rappresenti una perdita per lo Stato e per la collettività.

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