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La Sicilia è la prima regione italiana a dotarsi di un registro delle unioni civili valido in tutti i comuni dell'isola

Con 50 voti a favore, 5 contrari e 15 astenuti, l'Assemblea Regionale Siciliana ha approvato un registro delle unioni civili regionale che permetterà alle coppie gay e lesbiche di potersi registrare anche nei comuni che ancora non hanno deliberato l'istituzione di uno strumento simile.
La norma prevede anche una presa di posizione contro «qualsiasi discriminazione legata all'etnia, alla religione, all'orientamento sessuale e all'identità di genere» con impegni concreti da parte della regione per la «prevenzione e contrasto delle discriminazioni». Immancabile è stata l'opposizione del Ncd, pronto a sostenere che il registro delle unioni civili rappresentasse una «discriminazione all'incontrario» e pronto anche anche a chiedere che venisse chiamato «elenco» pur di non attribuirgli alcuna ufficialità.
Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, non ha nascosto il suo entusiasmo alla notizia: «Un risultato importante, che elimina odiose barriere nel rapporto tra i cittadini e la cosa pubblica e lo adegua alla pluralità delle formazioni familiari, facendosi carico dell'evoluzione di una società e dei cambiamenti che ha prodotto. A dispetto di chi racconta l'Italia con la retorica polverosa del divario Nord/Sud, oggi è proprio dall'estremo Sud che arriva un modello di civiltà che in molte regioni del nord ancora si fatica ad affermare. La Regione Sicilia si fa carico del tema delle discriminazioni di natura omotransfobica e si pone al centro di una rete di buone pratiche per determinarne il superamento: un segnale che non deve passare inosservato ma che anzi deve stimolare le Regioni in cui proposte di legge analoghe sono state depositate ma che ancora attendono il voto di approvazione. E soprattutto è il Parlamento a dover prendere atto di questa innovazione e a trasformarla nell'anticamera nel diritto per tutte e tutti di formalizzare la propria unione. Il nostro plauso va non solo agli eletti e alle elette dell'Ars che si sono adoperati per questo risultato, ma sopratutto alla rete di associazioni lgbt che con caparbietà hanno investito le loro energie per vincere questa battaglia».


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