Milano: gli studenti del liceo si ribellano alla professoressa omofa contraria all'uguaglianza dei rapporti omoaffettivi
Ormai pare che in Italia basti appellarsi alla libertà di pensiero per legittimare qualsiasi insulto, offesa e discriminazione (spesso anche con vere e proprie incitamenti all'odio). Ed è quanto accaduto anche al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Milano, dove un'insegnante della scuola ha affisso un proprio messaggio sul cartellone che i ragazzi avevano appeso all'indomani della strage di Charlie Hebdo.
Nel foglietto firmato dalla docente si partiva con un riferimento alla strage avvenuta nella sede rivista satirica per appellarsi alla «libertà di pensiero» da cui partire per parlare di «natura» e di «relazioni interpersonali». In altre parole, di omosessualità. La docente parlava di caratteristiche «profonde oggettive e insopprimibili», scriveva di come «differenziano in modo netto quella tra un uomo e una donna da tutte le altre possibili relazioni interpersonali» e inneggiava all'«unicità, peculiarità e diversità della relazione eterosessuale». In conclusione, prima della sua firma, affermava anche: «immaginare e, ancor più, imporre un'uguaglianza, là dove uguaglianza non c'è, risulta quindi una scelta priva di qualunque riscontro con la realtà».
A risponderle ci ha pensato uno studente di quinta che, da lì a poche ore, ha affisso un secondo foglietto con un grande triangolo rosa sullo sfondo (il simbolo usati dai nazisti per marchiare gli omosessuali nei campi di concentramento. «Sono gay. E naturale -si leggeva- perché in natura sono moltissime le specie che hanno comportamenti omosessuali [...] È volgare chi paragona l'omoaffettività a una decadenza sociale; gravissimo che lo faccia in una scuola [...] come può sentirsi un ragazzo o una ragazza che si interroga sul proprio orientamento sessuale nel sentirsi definito/a innaturale?». Poi, dovo aver citato la Costituzione, il ragazzo ha concluso: «I rapporti omoaffettivi sono, ci tengo a evidenziarlo, qualitativamente identici a quelli eterosessuali».
Passato qualche ora ha fatto la sua comparsa anche un quarto foglio, questa volta firmato da una studentessa di quarta che ha deciso di puntare sull'ironia in un testo intitolato «La pasta allo scoglio». Lì si proponeva una surreale ricostruzione «storica» delle presunte origini degli spaghetti ai frutti di mare con evidenti riferimenti ai termini usati dall'insegnante: «Il sugo e la cozza non sono complementari. Il loro legame non è male, ma a mio parere manca un po' di quella unicità, quella peculiarità, quella incredibile scioglievolezza che il connubio aglio-scoglio per natura garantisce». In conclusione l'ironia è stata messa da parte per ricordare che «se la libertà di espressione non ha limiti apparenti, questo non significa che il buon senso non ne imponga, e il buon senso avrebbe suggerito di evitare di mancare di rispetto a coloro che frequentano questo istituto».
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