Radio Vaticana contro le unioni gay: «Dobbiamo intervenire con una battaglia di convincimento»
La Cei sta sempre più assumendo la forma di un vero e proprio partito politico, sempre pronto ad indicare quali diritti civili debbano essere consessi e quali leggi debbano essere stralciata. Al'indomani del voto di Strasburgo che ha sancito come le unioni gay siano da ritenersi un «diritto umano» non poteva mancare la presa di posizione del loro leader politico, Angelo Bagnasco, che si è affrettato ad indicare che l'Italia dovrà necessariamente negare quel diritto umano nel nome del volere clericale.
«Un conto sono i diritti individuali dei singoli tutelati dal codice civile -ha dichiarato- e un altro è creare nuovi soggetti di diritto, "un novum" che va a equipararsi alla famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna».
Ancor più esplicita è Radio Vaticana che, attraverso un'intervista a Francesco Belletti (presidente del Forum delle associazioni familiari), indica l'importanza di impedire che le coppie gay possano avere gli stessi diritti di quelle eterosessuali. Dinnanzi ai passi avanti compiuti dalla politica internazionale, l'intervistatore chiede: «Che fare?».
La risposta non lascia dubbi. Si inizia con il sostenere che «il progetto culturale della famiglia all'interno dell'identità europea è un progetto di lungo periodo, è un progetto che ha di fronte una verità antropologica. Invece, queste nuove culture tendono a cavalcare la legge per cambiare la testa delle persone. Un po' il contrario di quello che dovrebbe fare la legge: la legge dovrebbe essere espressione della volontà del popolo. Invece, così si vuole cambiare la testa delle persone».
Il dito viene immediatamente puntato sulle azioni di contrasto all'omofobia, sostenendo che «Tantissimi interventi sull'educazione al "gender" hanno proprio questa cultura esplicita: dobbiamo intervenire prima possibile perché la gente la pensi in modo diverso». Chiare indicazioni vengono fornite anche riguardo alle modalità: «Si tratta di mantenere vigile il discorso pubblico -dice Belletti- cioè bisogna riuscire a distinguere che un conto è rispettare i diritti delle persone, degli individui [...] e un conto è andare a rivisitare alcune istituzioni fondamentali dell'umano [...] Diciamo che il dibattito è sia a livello politico-istituzionale, poi c'è la battaglia culturale di convincimento, cioè far risuonare nel discorso pubblico l'idea che la difesa della famiglia, la difesa della vita è un valore di progresso, è un valore di futuro, non è la difesa di un passato. E poi c'è un lavoro di testimonianza: cioè rifondare dal basso un popolo che, qualunque cosa pensino le élite che votano nei parlamenti, comunque alla vita e alla famiglia crede fino in fondo con la propria esperienza concreta».
In altre parole, si deve lanciare una propaganda omofoba che aumenti lo stigma sociale nei confronti delle persone gay in modo tale che risulti poi possibile che la politica possa garantirgli uguali diritti così come avviene in quasi tutto il resto d'Europa.