Secondo Adinolfi, i gay lo hanno stufato perché non si lasciano insultare senza protestare
Immancabilmente anche il giornale di Mario Adinolfi si è occupato della vicenda dei manifesti omofobi appesi da un'insegnante sui muri di un liceo milanese. Ed altrettanto immancabilmente la è intrisa d'odio, superficialità e violenza.
Per Adinolfi non importa che cosa si dica o faccio, l'importante è difendere a spada tratta chiunque insulti le persone lgbt o che sostenga la loro inferiorità rispetto a quella razza ariana di cui si è auto-proclamato leader. Una razza fatta di mogli sottomesse, rapporti sessuali non protetti e figlie che non devono praticare sesso sino a quando non avranno trovato un uomo a cui sottomettersi. Insomma, l'inferno.
Nella ricostruzione di La Croce la docente si sarebbe permessa «di scrivere qualche riga molto bene argomentata contro il "matrimonio" omosessuale». Se è vero che anche una scimmia albina riuscirebbe ad argomentare delle tesi meglio di Adinolfi, vien proprio da chiedersi se così si possa definire il sostenere che le relazioni degli studenti gay valgano meno di quelle dei propri compagni sull'onda di una visione ideologizzata che vede l'omosessualità come innaturale (nonostante in natura sia stata riscontrata in oltre 500 specie). Ovviamente non ci preoccupa di notare come l'insulto sia giunto da una persona gerarchicamente in una posizione di vantaggio e non in un dibattito alla pari.
La Croce si lancia anche nell'accusare quanti «hanno massacrato un sacerdote che ha osato parlare contro l’ideologia gender con un fedele in provincia di Como». Anche in questo caso stupisce che una predica fatta dal pulpito per introdurre una conferenza di istigazione all'odio nei confronti degli omosessiali venga descritta come un colloquio alla pari (per altro tra due persone, quasi come se altri fedeli presenti in chiesa fossero stati tutti distratti). Ormai lontano da ogni riferimento logico alla realtà, il giornale anti-gay si è anche lanciato nel tirare in ballo la professoressa omofoba di Moncalieri, sostenendo che «dovettero scusarsi tutti». In realtà nessuno sentì di doverlo fare dato che tutte le accuse vennero confermate (in primis dalla stessa insegnante) e lei se la cavò solo perché quelle affermazioni inaccettabili vennero fatte rientrare in una presunta «libertà di opinione». Una libertà di opinione che grazie a persone come Adinolfi pare oggi legittimi qualunque tipo di offesa e di istigazione all'odio, nel nome di una libertà individuale che può tranquillamente ledere quella altrui.
L'articolo si conclude affermando: «Questi massacri mediatici organizzati ormai quotidianamente dai giornali contro chi pensa che l'ideologia lgbt sia, appunto, una ideologia hanno stancato. Il loro conformismo è davvero triste. Qualcuno avrà il coraggio di stigmatizzarlo? Chiederanno scusa anche alla professoressa del Leonardo da Vinci».
Ma forse c'è da chiedersi quando Adinolfi chiederà scusa ai suoi lettori per tutte le mistificazioni e la false informazioni che sta pubblicando al solo fine di proteggere la sua ideologia. Perché ha stancato il suo voler impedire che gli altri possano vivere con al persona che amano (libertà che lui ha avuto con tanto di passaggio di testimone dopo l'abbandono di moglie e figli), così come ha stancato il suo voler negare la natura stessa. E non dimentichiamo che, due uomini che si amano non hanno mai ucciso nessuno, l'ideologia di Adinolfi sì.
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