Tiziana Ciprini (M5S): «ll baronetto vuole danneggiare il Made in Italy, chieda scusa a D&G»
I gay devono necessariamente starsene in silenzio ad ascoltare chi insulta i loro figli. Ma soprattutto non possono esercitare il proprio diritto di consumatori se in contrasto con gli interessi economici di un grande gruppo commerciale. È quanto sostenuto da Tiziana Ciprini, parlamentare M5S, in una sua improponibile interrogazione in aula.
La donna si è scagliata contro «l'operazione di boicottaggio lanciata dal baronetto inglese Elton John ai danni del gruppo Dolce & Gabbana», evidentemente senza neppure essersi premurata di documentarsi su come la popstar abbia semplicemente aderito ad una campagna già lanciata giorni prima da un sito italiano.
Ed è proprio sulla linea del pressapochismo che la donna ha proseguito con il sostenere che il baronetto inglese avrebbe attaccato i due stilisti italiani perché ritenuti «colpevoli di reato d'opinione sul complesso tema dell'intervento della tecnica nella riproduzione solo perché non precisamente corrispondente alle sue scelte di vita». In realtà Domenico Dolce ha detto che i figli di Elthon John sono sintetici, sarebbe interessante capire come reagirebbe la Ciprini se qualcuno andasse su Panorama a dire che i suoi figli sono brutti e indegni di essere chiamati esseri umani...
Ormai priva di freni inibitori la parlamentare ha proseguito nel rivendicare come il profitto debba essere considerato più importante dei diritti civili: «Il baronetto, dall'alto della sua agiatezza e dei suoi miliardi non si rende conto di cosa significa lanciare campagne di ricatto di questo tipo con il rischio di distruggere interi gruppi aziendali con danni commerciali e ricadute molto gravi sui lavoratori». Ed ancora: «Dopo il caso Barilla un'altra azienda italiana, simbolo mondiale del Made in Italy, viene guardacaso presa di mira. Vorrei dire al baronetto che io sto in commissione lavoro e mi confronto quotidianamente con la piaga della perdita del lavoro a seguito delle crisi reali e indotte. Ci mancava solo un multimialardario anglo-americano annoiato a lanciare fatwe contro le nostre aziende [...] pertanto chiedo all'illustre baronetto di chiedere scusa in primis ai lavoratori italiani del gruppo D&G».
Naturalmente non viene chiesta alcuna scusa ai due stilisti, evidentemente considerando l'insulto omofobo un diritto costituzionale voluto da Santa Madre Chesa, così come pare alla parlamentare non importi nulla di come l'unico posto di lavoro sinora perso sia quello di Giuliano Federico, il direttore di Swide che si è improvvisamente ritrovato costretto a dover abbandonare l'azienda a causa di dichiarazioni che ritenute offensive verso i suoi valori e le sue convinzioni.
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