Arcigay Verona: «La lotta al bullismo è affossata da dirigenti privi di coraggio e di responsabilità»
L'Italia si è impegnata con l'Europa per la realizzazione di una strategia nazionale che posa difendere i giovani lgbt da atti di bullismo legati ad orientamento sessuale ed identità di genere. Eppure molto spesso tali iniziative vengono affossate alla prima richiesta da parte di un qualsiasi esponente dell'integralismo cattolico.
La denuncia arriva da Arcigay Verona, un'associazione che vanta volontari formati per attività di sensibilizzazione nelle scuole e che è stata più volte invitata dagli studenti di diverse scuole della provincia per un confronto sul sentito tema dell'omofobia e dell'omosessualità.
«Anche se concordate, le assemblee sono sempre state annullate dalla dirigenza con varie motivazioni formali racconta Laura Pesce, vice-presidente dell'associazione- Il ripetersi sistematico di questa situazione e la preoccupante analogia con quanto accade in altre città italiane, ci porta però a sospettare che vi sia ben altro dietro. Su nostro sollecito, l'On. Alessandro Zan ha presentato un'interrogazione parlamentare, perché il fenomeno è nazionale, citando espressamente il nostro richiamo». «Al netto dei fatti pare evidente che l'esistente strategia nazionale contro le discriminazione basate sull'orientamento sessuale e identità di genere del Ministero sia totalmente inefficace per portata, se viene neutralizzata a livello locale da dirigenti privi di coraggio e di responsabilità per il benessere dei propri studenti. Le scuole della provincia di Verona sono prigioniere dell'omertà, che nel caso di omofobia, come per ogni violenza, diventa complicità. Vogliamo aspettare qualche tragico caso prima di intervenire?».
Anche recentemente il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha ricordato che «il contrasto alle discriminazioni, di cui l'omofobia è uno degli aspetti non secondari, si fa anche e soprattutto a scuola. Gli istituti scolastici rappresentano oggi un presidio determinante per la prevenzione di ogni forma di bullismo e il Ministero è al loro fianco in questa missione». Eppure pare che dalle parole non si passi mai ai fatti.
Nel frattempo, però, i movimenti anti-gay non restano certo a guardare. Da un lato pretendono l'annullamento di qualunque iniziativa possa educare alla diversità, dall'altro si dedicano all'incitamento all'odio e alla creazione di uno stigma sociale.
Alex Cremonesi, presidente di Arcigay Verona, ricorda che «come mossi da una regia occulta in provincia si moltiplicano convegni tenuti in varie sale, anche in parrocchie, dove si promuovono falsità come l'esistenza di uno spauracchio battezzato "Teoria del Gender", inventata ad arte dai gruppi integralisti cattolici a soli fini polemici e politici e recentemente citata anche da Papa Francesco. Siamo davanti a becero terrorismo psicologico che si nutre di ignoranza del dibattito scientifico. La stessa AIP, l'Associazione Italiana di Psicologia, ha dichiarato letteralmente l'inconsistenza scientifica del concetto. Sollecitiamo l'Ordine degli Psicologi di Verona a fare altrettanto».
Ed è così che Arcigay Verona, Arcigay Nazionale e CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica) hanno organizzato un'evento regionale dal titolo "Il curriculum nascosto". L'iniziativa si svolgerà lunedì 20 aprile dalle 9 alle 13 presso la Sala Tommasoli di Verona. La partecipazione è aperta a tutta la cittadinanza e al personale ispettivo, dirigente, docente e ATA (sarà riconosciuto l'esonero dal servizio con diritto alla sostituzione).
«Questa sarà la prima volta che a Verona si organizza un evento di formazione per docenti su questo tema -precisa Cremonesi- soprattutto alla luce della delibera di luglio del Comune di Verona e dell'istituzione da parte della Regione Veneto della Festa della famiglia naturale. Il corso risponde con serietà e approccio scientifico ai continui attacchi che provengono da una parte del mondo cattolico e della destra estrema, ribadendo il concetto che questi temi vanno affrontati prima di tutto a scuola, luogo di inclusione e formazione, ma che purtroppo troppo spesso in Italia per gli studenti lgbt può trasformarsi in un prigione di discriminazione e di violenza fisica, psicologica e verbale».