Avvenire difende la norma anti-gay dell'Indiana e rilancia: ai cristiani deve essere permesso di non rispettare la legge

Crystal O'Connor gestisce una pizzeria d'asporto nell'Indiana, ma il suo nome pare destinato ad essere ricordato come il volto della discriminazione. Non appena approvata la legge che le avrebbe permesso di rifiutare il servizio alle coppie gay, è accorsa dinnanzi alle telecamere per rivendicare come non si sarebbe certo fatta sfuggire quell'occasione. «Se una coppia gay viene da noi e ci ordina delle pizze per il loro matrimonio -ha dichiarato- io gli dico di no. Questo è uno stile di vita che si sceglie. Io ho scelto di essere eterosessuale. Loro hanno scelto di essere omosessuali».
Tralasciando come la donna sia convinta che qualcuno possa festeggiare un matrimonio con delle pizze d'sporto o come dica di aver «scelto» di essere eterosessuale, quelle poche parole confuse hanno mostrato con chiarezza il lato oscuro di una norma pensata con l'obiettivo di per poter creare situazioni simili.

Eppure ad Avvenire quella legge piacere, e pure molto. In un articolo intitolato "Indiana, il falso della legge anti-gay", il giornale dei vescovi sostiene che la polemica sia stata creata solo dall'errata «lettura delle associazioni omosessuali» e sia stata sostenuta perché nessuno «vuole essere accusato di bigotteria per aver infilato la penna negli ingranaggi del movimento che sta portando alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali». A sostegno di tale tesi si sostiene che «da nessuna parte, nelle dieci sezioni della legge, si trova la parola gay».
La scoperta non è certo così illuminata dato che durante il dibattito si fortemente sottolineato come i giri di parole adottate sia finito con il legittimare discriminazioni verso tutto e tutti (magari sulla base del sesso, della provenienze, dal ceto sociale, del colore della pelle...).
Allo stesso modo non passa molto prima che Avvenire inizi a difendere uno dei concetti alla base dell a norma. Per farlo ha citato il caso della Hobby lobby, una catena di negozi cristiani che è riuscita ad ottenere la possibilità di poter negare alcuni diritti ai propri dipendenti sulla base del proprio credo religioso. Si sostiene, pertanto, che si da ritenersi giusto che due persone che svolgono il medesimo lavoro possano avere diritti diversi se uno dei due datori di lavoro è cristiano (ed in quel caso si sostiene sia lecito che questi possa imporre le proprie convinzioni ai dipendenti).

Dopo una serie di digressioni, il giornale dei vescovi parte mettere in dubbio le sue stesse tesi nell'affermare: «È stato scritto che la legge dell'Indiana permetterebbe a un fiorista, diciamo, o a un fotografo, di negare i suoi servizi a una cerimonia di nozze gay. È vero? In teoria, forse».
E dinnanzi ad un «forse» non dovremmo forse indignarci?

Ma è nel finire che l'articolo da il peggio di sé e si lancia nel sostenere l'insostenibile:

Secondo un recente sondaggio, il 54% è d’accordo che debbano esistere «esenzioni dalla legge sulla base della fede individuale». Gli ultimi due decenni hanno dimostrato che queste misure sono state utilizzate non per discriminare, ma per proteggere i diritti religiosi. In futuro potrebbero essere usate, come scriveva il Wall Street Journal, per permettere agli Amish di usare i loro carretti a cavalli senza dover rispettare le norme di circolazione locali. O alle chiese di nutrire i senzatetto senza dover obbedire alle regole imposte ai ristoranti. Il rispetto dell'obiezione di coscienza è inscritto nella storia americana. Come disse Thomas Jefferson: «Nessuna disposizione della nostra Costituzione dovrebbe esserci più cara di quella che tutela i diritti di coscienza nei confronti delle autorità civili».

Al di là che sarebbe interessante sapere le fonti dei sondaggi citati, c'è proprio da domandarsi perché mai si ritenga che le leggi dovrebbero essere rese facoltative sulla base di decisioni affidate ai singoli.
C'è un motivo se la legge definisce delle regole per la circolazione stradale e nulla vieta agli Amish di chiedere una noma che li autorizzi ad andare in giro a cavallo. ma un conto è che sia lo stato a decidere se tale richiesta è compatibile con le esigenze altrui, un altro è dire che una persona deve poter fare ciò che vuole e magari imboccare un'autostrada on un calesse...
Allo stesso modo anche le regole imposte alle mense per i poveri sono a tutela dei poveri: si chiede che siano rispettate le regole igieniche che non possano compromettere la loro salute, così come si impedisce che le aziende li possano usare per non pagare tasse sullo smaltimento delle risorse ormai da buttare. Perché mai un cristiano dovrebbe poter avere il diritto di decidere che non c'è nulla di male nel dare un latte scaduto da tre settimane ad un povero?
E che dire di come si sostiene che Crystal O'Connor non volesse discriminare nessuno ma volesse solo proteggere la propria religione?


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