Flavio Romani: «Il Vaticano è come l'Uganda»
«Nessuna sorpresa, ma tanta rabbia: ora dovrebbe essere chiaro a tutti che il Vaticano è come l'Uganda». Così Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, commenta indignato la notizia del mancato accreditamento in Vaticano dell'ambasciatore francese Laurent Stefanini. Un rifiuto che, stando ai media che ne hanno dato notizia, sarebbe motivato dall'omosessualità di Stefanini .
«In Uganda -dice Romani- gay e lesbiche vengono perseguitati "nel nome di Dio" dalle chiese fanatiche ispirate all'estrema destra, analogamente in Vaticano le persone omosessuali vengono respinte, nonostante i meriti e le indiscusse qualità e, soprattutto, nonostante a parole si predichi l'accoglienza. Il pontefice aveva detto "chi sono io per giudicare una persona omosessuale?": evidentemente anche in Vaticano si predica bene e si razzola male (in questo come in molti altri ambiti), così alla prova dei fatti gli alti prelati hanno mostrato il loro vero volto. Quella esercitata nei confronti di Laurent Stefanini, compiacendo alle pressioni di fanatici e gruppi di estrema destra, è discriminazione, non esiste altro termine per definirla. E chi discrimina è una zavorra per la civiltà, se non addirittura una minaccia. Chi oggi esclude una persona in virtù del proprio orientamento sessuale riproduce il medesimo pensiero di chi combatte "guerre sante" contro chi crede in un dio diverso o contro chi viene da un paese lontano. Questa ostilità, che si manifesta tanto nel rifiuto quanto nelle persecuzione, è un vero e proprio cancro e perfino un ateo convinto si rende conto che tutto questo non ha nulla a che fare con Dio, con nessun Dio».
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