Gli agnelli sacrificali
È noto che all'integralismo cattolico non piace l'omosessualità. Spesso la si incolpa di essere stata incoraggiata dal femminismo ed ancora più spesso si sostiene che possa «confondere» i giovani e distoglierli da quelli che devono essere i loro diritti e doveri legati al sesso biologico. In altre parole, la si teme perché una ridistribuzione dei ruoli fra persone dello stesso sesso potrebbe mettere in discussione tutta una serie di stereotipi di genere imposto da una cultura patriarcale in cui le donne devono essere «sottomesse» e l'uomo può rivendicare diritti di nascita.
Ed è così che si è giunti alla nascita alla teorizzazione di una supremazia «naturale» della cosiddetta famiglia tradizionale e all'invenzione di una fantomatica «idologia gender» che potesse inculcare paura. Ma il piano non è certo semplice. Riviste come Tempi ce la mettono proprio tutta per cercare di creare odio, ma anche per loro non dev'essere certo facile trovare appigli per creare paura attorno ad un qualcosa che manco esiste. Il problema è che si possono anche scrivere articoli in cui si sostiene che la crisi italiana dipenda dalla scarsa natività e dal troppo tempo speso a preoccuparsi dei diritti lgbt, ma simili tesi non riescono a sostenere neppure più semplici considerazioni (come il semplice fatto che tutti i Paesi in cui sia presente il matrimonio egualitario abbiano crescita e benessere economico maggiori dell'Italia).
E allora che fare? Semplice, ce la si prende con gli indifesi. Gruppi di sedicenti cattolici si sono organizzati per impedire che nelle scuole si potesse contrastare il bullismo omofobo. Altri pretendono che i bambini delle famiglie omogenitoriali siano privati di tutte le loro tutele giuridiche: se uno dei due genitori dovesse marcare, esigono che lo stato li renda orfani senza riconoscergli alcun diritto nei riguardi del genitore ancora in vita.
Adinolfi se la prende con il figlio del senatore Lo Giudice e va in giro a dire che suo padre non è suo padre. Le Sentinelle in Piedi sono scese nelle strade a rivendicare il presunto diritto di poter dire ai propri figli che non devono giocare con i bambini che hanno due papà o due mamme. Domenico Dolce va in giro a dire a dei bambini che sono «sintetici», Giacomo Poretti gli fa eco sostenendo che non sono come i loro coetanei ma sono organismi geneticamente modificati.
Il quadro che ne esce è drammatico, fatto di adulti ossessionati dal pregiudizio che cercano di compensare la loro incapacità nel sostenere un dialogo alla pari prendendosela con dei bambini. Il tutto con l'obiettivo di creare un clima sociale in cui le coppie omogenitoriali avranno sempre più dubbi morali nell'avere una prole sapendo che la felicità dei propri figli potrà essere minacciata dagli insulti e dalle violenze incoraggiata dal mondo dell'integralismo cattolico.
È un atteggiamento immorale ed infantile, ma questo è quanto l'integralismo cattolico pare pronto a mettere sul piatto pur di assicurarsi che lo status quo non sia messo in dubbio. Perché la cosa importante -così come rivendicato dalla Manif pour tous- è che ad una femmina non sia mai e poi mai permesso di poter guidare un camion (dato che quel lavoro è da ritenersi riservato ai soli uomini). E si è persino disposti a violentare l'infanzia per questo.