La Manif Pour Tous francese è diventata un partito politico


La promessa di un maggior benessere attraverso la repressione altrui è il vero cavallo di battaglia di tutti i movimenti più integralisti. Innegabile è anche come la crisi economica degli ultimi anni abbia portato ad una crescita di consensi nei confronti di realtà come la Lega Nord o il Front National (passando dai neonazisti di Alba dorata): tutti uniti nel sostenere che il benessere potrebbe giungere anche immediatamente se solo ci sbarazzassimo di chi è alla ricerca di una vita migliore. Naturalmente le cose non stanno proprio così e probabilmente anche loro sanno che l'attuazione dei loro piani porterebbe solo a perdere una fetta considerevole del pil senza alcun beneficio, ma la propaganda è anche questa: bisogna alimentare un falso problema per poter vendere la soluzione (si pensi anche solo a come la pessima legge sull'immigrazione oggi vigente sia stata scritta da Bossi o come gli immigrati siano resi automaticamente malviventi attraverso il reato di clandestinità voluto proprio dai leghisti).
Vien da sé che un clima simile si sia rivelato terra fertile anche per tutti i movimenti omofobi nati negli ultimi anni e sempre pronti ad inventare problemi inesistenti (dalla teoria del gender alla «minaccia» nei confronti dei privilegi riservati alle sole famiglie eterosessuali) per ottenere facili consenti e ingenti somme di denaro.

Tra queste figura anche la Manif Pour Tous, fondata nel 2013 per tentare di impedire l'introduzione del matrimonio egualitario in Francia ed oggi impegnata nel chiedere che quella norma sia cancellata, che i matrimoni già celebrati siano annullati e che i bambini adottati siano immediatamente resi orfani e privati dei loro affetti.
Da sempre pronta a far leva sul vittimismo (sostenendo incessantemente di essere vittima di indescrivibili discriminazioni), il gruppo si deve essere sentito particolarmente attaccato da uno stato che pretendeva quella brutta cosa chiamata "tasse". Ed è così che è nata l'idea di trasformare l'intero carrozzone in un partito politico dato che ciò gli avrebbe garantito ingenti sgravi fiscali.
Il passaggio da associazione a partito è stata ufficializzata sulla Gazzetta ufficiale dello scorso 24 aprile e il presidente, Ludovine Rochère, non ha fatto mistero che «è una decisione tecnica, è un'attuazione coerente del nostro status giuridico e con il nostro attivismo, nient'altro. Avremmo dovuto farlo molto tempo fa».
D'ora in poi la Manif Pour Tous proporrà a tutte le elezioni anche i propri candidati (presumibilmente scelti sulla base della loro ostentata omofobia) e c'è proprio da chiedersi che cosa ci sarà da aspettarsi se qualcuno di loro dovesse malauguratamente essere eletto. Non va infatti dimenticato che il movimento ha un grande potere ideologico e politico, al punto che i quotidiani francesi attribuiscono a loro le pressioni che hanno spinto Papa Francesco a rifiutare l'ambasciatore gay di Francia.
9 commenti