Le pericolose generalizzazioni di Tempi
L'11 aprile scorso è dalle pagine di Tempi che un articolo intitolato "Io, cresciuta con un padre transessuale, vi chiedo di non approvare le nozze gay" tenta di promuovere la testimonianza dell'attivista anti-gay statunitense Denise Shick. La donna racconta come un «abuso psicologico» il fatto che il padre le abbia detto di voler cambiare sesso. Lo racconta come un uomo violento, dice di essere stata «toccata in modo inopportuno» da lui, di non averlo mai visto ridere e di aver vissuto un'infanzia infelice per colpa sua.
La storia non ha nulla di nuovo dato che l'unica versione disponibile è quella della donna (il padre è morto e quindi non può replicare, ndr) ed è già stata ampliamene raccontata nel suo libro, nei suoi comizi tenutesi per varie associazioni che promuovono le fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità e in interviste rilasciata ad innumerevoli siti cattolici.
Il tutto con l'obiettivo di arrivare alla richiesta alla Corte Suprema degli Stati Unit di vietare i matrimoni gay debbano perché «i cittadini di ogni Stato hanno il diritto, e anche una responsabilità, di proteggere la salute pubblica, il benessere generale e il bene dei bambini non estendendo il matrimonio al di là della sua definizione tradizionale, naturale e sana».
Per inciso forse andrebbe sottolineato ciò che l'articolo omette, ossia che la donna ce l'ha con il padre perché trangender e quindi incompatibile con la sua fede religiosa (in altre occasioni ha raccontato come il marito l'abbia conquistata regalandole una Bibbia). Sostiene anche che l'omosessualità o la transessualità non esistano («un uomo non è un donna, anche se pensa di esserlo», scrive) ed ha fondato un proprio gruppo religioso che si occupa di proporre delle fantomatiche "terapie di conversione" dell'omosessualità basate sul sostenere che chiunque non sia attratto dal sesso opposto sia solo «confuso».
Forse andrebbe notato anche come la donna faccia soldi con la discriminazione e che una maggiore accettazione dell'omosessualità finirebbe con il minare il suo business e il suo piano di vendetta verso il padre. Sospetta è anche la sua foca nel cercare di ottenere quanta più pubblicità possibile attarverso il clamore mediatico (forse non a caso, recentemente è risultata anche fra i firmatari della lettera di supporto a Dolce e Gabbana).
Se è ammissibile il poter ipotizzare che il padre di Denise Shick sia stato il peggior padre della storia, difficile è capire perché mai si dia spazio ad una richiesta finale che pare totalmente immotivata rispetto alle premesse.
Innanzi tutto è evidente come la donna sia nata in una famiglia tradizionale (suo padre era sposato con una donna e le ha comunicato l'intenzione di cambiare sesso solo quando lei aveva nove anni) e quindi il divieto che chiede non avrebbe alcun effetto sui casi come il suo. Altrettanto evidente è come si sia dinnanzi ad un caso specifico e che l'imputazione delle colpe alla transessualità del padre sia molto opinabile (in fondo un gay può tranquillamente essere una cattiva persona, ma questo non significa che tutti lo siano).
Facendo una rapida ricerca su Google, sono 860.000 i risultati che mostrano storie di persone che raccontano il proprio odio verso il padre. Se l'esperienza personale di una singola persona viene ritenuta sufficiente per chiedere che a tutti i gay non sia permesso di potersi sposare, cosa dovremmo fare dinnanzi a 860.000 che ce l'hanno con la famiglia tradizionale? Dovremmo forse esigere che lo stato vieti quelle famiglie e permetta solo i matrimoni tra gay dato che a lamentarsi di loro sono sono sei attivisti contro ben 860mila persone?
L'ipotesi di essere dinnanzi all'esaltazione di una mistificazione deriva anche da quelle che sarebbero le conseguenze del sostenere simili generalizzazioni. Ad esempio sono tanti i ragazzi subiscono violenze e pressioni da parte di genitori cristiani che usano la loro fede religiosa per contro la libertà dei figli... siamo certo che basterebbe la testimonianza di uno di loro per vedere altrettanto spazio dedicato al chiedere che lo stato vieti ai cristiani di poter avere figli?
Ovviamente una richiesta simile sarebbe assurda, eppure è proprio su quell'assurdità che si basa l'intero articolo di Tempi, motivo per cui chiunque lo legittimi dovrebbe poi essere pronto a subirne le conseguenze anche quando le generalizzazioni includono sé stessi.