L'indiana rivede la sua legge discrimina-gay
L'indignazione popolare suscitata dal Religious Freedom Restoration Act pare averla avita vinta. La legge, approvata settimana scorsa, avrebbe consentito la discriminazione sistematica di gay e lesbiche sulla base delle proprie credenze religiose.
Oltre a a migliaia di cittadini, ad esprimere il proprio dissenso sono intervenuti personaggi del calibro di Tim Cook e Warren Buffett. Il numero uno della catena di hotel Marriott, Arne Soreson, l'ha bollata come «un'idiozia» e nove amministratori delegati delle maggiori aziende del Paese hanno sottoscritto una lettera aperta in cui si sono detti preoccupati per l'impatto che la legge potrebbe avere. Critiche sono arrivate anche dal mondo dello sport, con la Ncaa che ha sostenuto come la norma sia contraria a tutto ciò che viene insegnato nei college americani.
Ed è così che i leader delle due Camere del Parlamento sono corsi ai ripari ed hanno deciso di proporre alcune modifiche che possano scongiurare la legalizzazione della discriminazione. Le modifiche prevedono che i commercianti e le società di servizi non potranno più rifiutarsi di servire clienti gay appellandosi alle proprie convinzioni religiose, così come legge non potrà essere usata come "scudo legale" in tribunale dinnanzi alla violazione di altre norme vigenti.
La legge prevederà anche la discriminazione basata su razza, colore della pelle, religione, discendenza, età, nazionalità, disabilità, sesso, orientamento sessuale ed identità di genere... tutte caratteristiche che nel vecchio testo potevano essere utilizzati come appiglio per rifiutare beni o servizi.
Le modifiche proposte dovranno ora essere votate dal Parlamento e sottoposte alla firma del governatore.