Mario Adinolfi: «L'omofobia non uccide. È incontestabile che i gay si suicidano perché gay»


Mario Adinolfi è probabilmente uno fra i personaggi più disgustosi del nostro tempo. Dopo aver collezionato una lunga serie di fallimenti professionali (non riuscendo neppure a tenersi una sedia come opinionista di Barbara D'Urso), all'improvviso ha deciso di lanciarsi nel proficuo mercato dell'omofobia.
Sono tanti (troppi) i sedicenti cristiani che cercano qualcuno che possa legittimare il loro odio verso il prossimo e Adinolfi è lì per quello, preoccupandosi sempre di auto-promuoversi attraverso l'attribuzione di falsi meriti e varie mistificazioni (al punto che persino La Nuova Bussola quotidiana è sbottata e gli ha ricordato che quel comportamento «è disonesto» persino verso le altre realtà omofobe italiane).
In un suo recente articolo, Adinolfi è riuscito a fare qualcosa di ancor più disgustoso. Parlando del discorso in cui il neurochirurgo Massimo Gandolfini ha sostenuto che i gay non si suicidino per colpa dell'omofobia ma perché vittime di un «disagio identitario», l'uomo è accorso in suo aiuto nel legittimare una posizione illegittimabile.

Calpestando la memoria delle vittime dell'omofobia, Adinolfi ha scritto:

Il professore Massimo Gandolfini, un docente molto preparato e misurato, una persona mite e ragionevole, che nel corso di una conferenza ha illustrato alcuni dati non contestabili sui suicidi degli omosessuali. Che sono numericamente alti anche in contesti totalmente gay-friendly come quelli del nord Europa [...] La vulgata vuole che l'omosessuale si suicidi perché vittima da parte della società omofobia. Ma se i dati suicidari sono analoghi anche in contesti sociali totalmente gay friendly, l'assunto crolla.

Come sua consuetudine, Adinolfi non si mette neppure d'impegno nel tentare di motivata la sua presa di posizione, limitandosi a sostenere che sia «incontestabile» a priori. Insomma, ci tiene a difendere quello che lui definisce «un amico» del suo giornale e si preoccupa di auto-assolversi dagli effetti devastanti sulla vita di centinaia di persone che viene causata dalla sua propaganda.
L'unica sua mezza ammissione è nel riconoscere che l'Italia non sia gay-friendly, ma persino lì pare presupporre che non gli interessi troppo del suo essere complice di un clima di violenza e di paura volto a colpire il diritto all'esistenza di una minoranza.

Ovviamente Adinolfi non ha inventato di nulla e molto semplicemente è l'unico a non aver neppure provato ad argomentare ciò che negli ultimi anni è stato sostenuto da quasi tutte le realtà anti-gay del Paese: ne hanno parlato La Nuova Bussola Quotidiana, Tempi, l'Uccr e Notizie ProVita. Giovanardi è andato oltre nel sostenere che la tolleranza porti ad un aumento di suicidi, mentre BastaBugie e Corrispondenza Romana preferiscono citare Avvenire ed affermare che i suicidi aumentano laddove non ci siano cristiani.
Andando a spulciare le motivazioni citate nelle argomentazione di quegli articoli, fa un certo effetto imbattersi in "studi scientifici" realizzati più di 25 anni fa, quasi come se nelle ultime due decadi e mezzo non sia successo nulla e sia possibile far riferimento a dati registrato all'inizio degli anni novanta.

Detto questo, bisognerebbe anche capire da dove vengono tratti i dati su cui si basa l'assunto. In Italia la raccolta è generalmente affidata all'Istat ma l'agenzia, per sua stessa ammissione, non riesce neppure a stimare il numero di omosessuali, figuriamoci il numero di suicidi legati all'omofobia. In tali stime, infatti vengono fatti rientrare solo i casi ben documentati (praticamente solo quelli in cui si è lasciata una letta con precise accuse) e persino il ragazzo dai pantaloni rosa pare non sia stato conteggiato perché non aveva mai fatto coming out con i genitori. Vien da sé che confortare quei dati con altre banche dati è come voler paragonare una mela e una pera.

Dato che Gandolfini cita Belgio e Scadinavia, anche a voler paragonare dati più omogenei (come quelli raccolti dal l'European Union Agency for Fundamental Rights nel 2012) emerge chiaramente come l'omofobia non sia certo stata debellata persino lì. Tutti i dati sono ovviamente più positivi dell'Italia, ma i dati migliori riguardano i lavoratori e non gli studenti (indice di come ancora si tema il bullismo omofobico). Se si parla di suicidi fra i giovani, tale dato dovrebbe quantomeno essere preso in considerazione...

Ma al di là di tutto c'è un'unica vera domanda: se anche ci fossero stati solo pochi casi di suicidio legati all'omofobia, ciò legittimerebbe il continuare a creare un sentimento d'odio che non porta da nessuna parte? Perché mai la vita di un uomo dovrebbe essere sacrificabile al profitto che Adinolfi trae dalla sua guerriglia contro i diritti altrui?
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