Avvenire e la martirizzatone degli attivisti anti-gay

Era una bella giornata di sole. Gli uccellini cinguettavano e gli scoiattoli squittivano. Matteo, 34 anni, se ne stava lì con «buon cibo, gli amici giusti e un apprezzato sottofondo musicale offerto da una band che se la cava bene con jazz e blues». È quanto racconta Avvenire, sostenendo come tutto fosse «perfetto» se non fosse stato «per la maglietta. e quell'immagine. Una famiglia tradizionale, il logo dell'associazione La Manif Pour Tous che persegue l'unicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà».
Ed è così che anche il quotidiano dei vescovi si è messo a cavalcare la poco credibile denuncia lanciata dalla Manif Pour Tous Italia, pronta a sostenere che un loro militante sia stato aggredito per il suo sostegno alle famiglie (ovviamente intese rigorosamente come rigorosamente eterosessuali... e poco importa se la moglie viene picchiata o se l'uomo lascia a casa i figli per andare a prostitute, l'unica cosa importante è solo facciano sesso con persone del sesso opposto!).

Avvenire non manca di ricostruire ciò che sostengono sia avvenuto il 1° maggio scorso, proponendo addirittura i virgolettati di ciò che sarebbe stato detto. Mentre il giovane se ne stava circondato da amici, un uomo di età indefinita, una donna 60enne con una maglietta con la scritta "no agli sfratti" e un terzo uomo 50enne lo avrebbero così aggredito:

Uomo 1:Fascista!
Michele:Dai del fascista a me, che passo per essere un cattocomunista?
Uomo 1:Sei solo un cristiano integralista'
Michele:Non esistono i cristiani integralisti, esistono i cristiani e basta...
Donna 1:Siete dei retrogradi, volete costringere le donne a soffrire, a stare a casa con i figli
Uomo 2:Te ne devi andare, sei un fascista, se vuoi restare togliti la maglietta
Michele:Siamo in in un parco pubblico, non potete cacciarmi

A quel punto Michele dice di essere stato strattonato e fatto cadere. «Quando mi sono rialzato mi ha preso per il collo e mi ha strappato la maglietta. "Adesso la puoi tenere", ha poi esclamato soddisfatto. Nessuno è intervenuto a mia difesa. E anche i miei amici si sono spaventati. Ho accettato l'umiliazione. Ma, da cristiano, ho ricevuto consolazione ripensando al "Discorso della montagna" di Gesù e ai perseguitati per una buona causa».

Insomma: siamo dinnanzi all'aggressione perfetta. Se nella ricostruzione la donna non dice più di essere pro-abortista (così come sostenuto dal comunicato stampa diramato dall'associazione), ci troviamo comunque di fronte ad un ragazzo circondato da amici che non riesce a reagire a tre persone che hanno il doppio dei suoi anni, filosofeggia nelle sue risposte, ha aggressori che elencano le proprie referenze e che si lanciano in frasi che pochi direbbero (ma che tutti gli ambienti omofobi sono soliti mettere nella bocca dei gay).
C'è chi non vuole donne sottomesse ma non pagare l'affitto, c'è il gay che dice di essere anarchico e di voler distruggere la società, c'è il cristiano che trova conforto dal Vangelo e che si auto-martirizza per la sua «giusta battaglia» contro i diritti altrui e per la richiesta di privilegi concessi sulla base di un diritto di nascita.

Purtroppo anche Avvenire non fornisce un dettaglio importante, ossia se sia stata sporta o meno regolare denuncia. Perché, considerato anche la strumentalizzazione del mondo, un fatto simile meriterebbe accurate verifiche da parte della autorità anche al fine di chiarire se si sia di fronte ad una storia veritiera o se il tutto possa essere archiviata come una bufala architettata da un qualche militante esaltato. Al momento, però, tutte le informazioni al riguardo arrivano tutte da un'unica fonte (la stessa che ne sta traendo vantaggio).

Da notare è anche come il quotidiano dei vescovi si sia velocemente lanciato in generalizzazioni che paiono volte solo a creare paura e ad alimentare l'odio sociale. I tre aggressori non vengono mostrate come tre persone, ma quasi come se fossero i rappresentanti di chiunque non condivida l'ideologia fascista ed integralista dell'associazione cattolica. Insomma, un po' come se si chiedesse la condanna di chiunque sia mai andato allo stadio come risposta agli hooligan o come se per un'aggressione omofoba non si condannassero gli omofobi ma tutti gli eterosessuali.

Jacopo Coghe, presidente de La Manif Pour Tous Italia, si lanciato nel riprendere quello che era un suo tormento ancor prima della presunta aggressione, sostenendo che «Difendere la famiglia oggi significa rischiare violenti attacchi personali. Quanto accaduto a Roma testimonia la volontà di intimidire chi sostiene un'associazione pro-famiglia apartitica e laica come la nostra. Siamo nati per promuovere la libertà di opinione, minacce e prepotenze non ci chiuderanno la bocca».
Tralasciando l'assurdità del dichiararsi apartitci e laici quando l'evidenza non lascia dubbi sul fatto che non lo siano, intollerabile è il continuare a tentare di strumentalizzare ogni occasione per cercare di convincere i cattolici che il termine «famiglia» non appartenenza a tutti ma solo a chi condivide il loro integralismo.


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