Bagnasco torna a chiedere che i gay siano trattati come cittadini di serie B


Parlare della Cei come della Conferenza Episcopale appare fuori luogo: ormai è evidente come l'assemblea dei vescovi sia diventata un partito politico che, seppur senza mai essere stato eletto democraticamente, vuole imporre la propria idologia ai cittadini italiani. Ed è così che Angelo Bagnasco è tornato ancora una volta a far leva sull'ingerenza politica per chiedere che tutte le leggi attualmente in discussione siano affossate: il divorzio breve non va bene ma soprattutto non va bene che uno stato laico possa fornire riconoscimenti giuridico alle coppie omosessuali «in senso paramatrimoniale».
Il vescovo che solo pochi giorni fa ha impedito alle sue comunità di poter pregare per le vittime dell'omofobia, ora chiede a gran voce che i gay siano sfruttati come gli ebrei dal popolo d'Egitto. Devono lavorare per garantire privilegi alle coppie più gradite alla Chiesa e sottomettersi al volere clericale che li identica come cittadini di serie b.
Durante l'assemblea generale della Cei, Bagnasco si è anche preoccupato di far vedere che legge la propaganda omofoba di Adinolfi e che è pronto a proporre le sue idee: ed è così che il matrimonio gay diventa «una minaccia alla famiglia» (ovviamente intesa nel senso più ariano del termine) e la mancata sottrazione di diritti ai minori è da ritenersi un qualcosa che legittimerà «il ricorso al cosiddetto "utero in affitto", che sfrutta indegnamente le condizioni di bisogno della donna e riduce il bambino a mero oggetto di compravendita. Il desiderio della maternità o della paternità non può mai trasformarsi in diritto per nessuno».
Il presidente Cei ha anche sostenuto l'esistenza di una presunta «teoria del gender», definendola uno «baglio della mente umana». In fondo è forse meglio pensare ad un mondo di donne sottomesse, sia mai che qualche suora possa anche solo avvicinarsi ad ad ottenere un qualche privilegio che la Chiesa maschilista riserva ai soli uomini.
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