Giorgia Meloni: Il matrimonio deve essere privilegio dei soli eterosessuali
Qualche giorno fa Giorgia Meloni ha pubblicato su Facebook un messaggio in cui sosteneva che i matrimoni gay debbano essere vietati perché costituirebbero «una spesa enorme per lo Stato». Al di là di come una tesi simile fosse già stata sostenuta da Alfano e sia già stata ampliamene screditata persino dall'Inps, la leader di Fratelli d'Italia ha toccato il fondo in un commento successivo.
Una ragazza lesbica le aveva fatto presente che pagava le tasse e che avrebbe voluto essere riconosciuta. Ma la Meloni le ha risposto che «lo stato non legifera sui sentimenti, ma su come sia meglio organizzarsi e spendere le poche risorse che ha».
Sorvolando su come che un'unione civile porti ad una serie di diritti legati alla successione, alla casa , alla salute e ad un'innumerevole serie di altri temi, la Meloni si è affrettata a sostenere che «riconoscere i matrimoni gay non ha nulla a che vedere con l'amore, la sessualità e la libertà» ma «la questione qui è stabilire chi, per legge, abbia il diritto di adottare un bambino e chi, per legge, abbi diritto ai "privilegi" (non diritti, ma privilegi) che il nostro ordinamento riserva alla famiglia tradizionale».
Ed ancora: «sono convinta che le (poche) risorse dello Stato debbano essere destinate a incentivare la famiglia tradizionale che dall'antichità ad oggi è quella che garantisce la natalità di una Nazione, cresce i figli e si prende cura dei più deboli. Sara, vivi e sii felice. Ti auguro tutto il bene del mondo. Ma continuerò a difendere il diritto del più debole, che non sei tu, ma chi non può scrivere i suoi post su internet e organizzare potenti lobby di pressione. Cioè i bambini».
Ricapitolando, i bambini si "difendono" negando a due adulti di poter ricevere la pensione di reversibilità o impedendo che possano essere tutelati nel caso in cui uno dei genitori sia gay. Lo stato deve avere il diritto di dividere che l'eterosessualità comporti dei «privilegi» ritenendo sull'onda dei pregiudizi personali che due genitori di sesso opposto siano migliori di una famiglia omogenitoriale anche se magari litigano da mattina a sera, picchiano i figli o li obbligano a prostituirsi per farci dei soldi. Ma dinnanzi a quelle vittime, la Meloni ritiene di potergli dire di averli «difesi» nell'impedire che potessero ricevere l'affetto di due genitori dello stesso sesso.
Vien da sé che in un discorso del genere l'articolo 3 della Costituzione sia stato buttato via (non c'è certo eguaglianza quando si rivendica il diritto a dei privilegi) e poco chiaro è anche perché mai due persone eterosessuali sposate e senza figli debbano avere più diritti di una coppia gay che vuole sposarsi. Se davvero il tema fossero i bambini, perché mai quei «privilegi» vengono offerti anche a chi non ne ha?
Da notare, infine, è come nel 2015 la Meloni si ostini a parlare di omosessualità come di «scelte sessuali», evidentemente rifiutandosi di accettare la realtà di quello che è una normale variante dell'orientamento sessuale e non certo una «scelta».
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