La Corte Suprema Usa conferma il divieto alle «terapie riparative» del New Jersey


La Corte Suprema degli Stati Uniti si è rifiutata di rivedere la decisione assunta lo scorso settembre dal 3° Circuiti degli Appelli riguardo al divieto imposto dal New Jersey alla pratica delle fantomatiche «terapie riparative dell'omosessualità» sui minori.
Nella pratica, la decisione di ieri ha confermato la sentenza espressa a settembre e ha accolto la legittimità del divieto rappresentando l'ultima parola possibile sulla questione.
Il caso era stato portato dinnanzi alla suprema corte da alcuni gruppi cristiani, rappresentati dalla National Association for Research and Therapy of Homosexuality e dalla American Association of Christian Counselors.

Già nel 2014 la Corte Suprema si rifiutò di rivedere una sentenza simile già espressa in California, riconoscendo come la pratica in oggetto sia stata ampiamente condannata da qualsiasi ambiente scientifico che non risulti legato ad un qualche gruppo religioso. È infatti riprovato come gli effetti siano del tutto inesistenti, ma le conseguenze possano essere anche molto gravi e portare ad autolesionismo, depressione e suicidi.

In Italia tale pratica è vietata dall'Ordine degli Psicologi ma è promossa e pubblicizzata da quasi tutte le realtà omofobe del Paese (fra cui Tempi, l'Uccr o Avvenire), sottolineando come il diritto costituzionale alla salute non sia tutelato quando in ballo c'è la vita di centinaia di gay e non gli interessi di una qualche causa farmaceutica (come nel caso Stamina, in cui lo stato fu molto solerte nel portare in tribunale Vannoni anche a fronte di risultati ben più credibili di quelli che riguardano la "cura" di una caratteristica del tutto naturale come l'omosessualità).
3 commenti