La NuovaBQ contro Pisapia: «È un omofascista che pensa ai gay e non alle persone normali»
La Nuova Bussola Quotidiana parla di «omofascismo rosso-Sel del sindaco Pisapia» nel criticare come il Sindaco di Milano volesse negare l'uso di risorse pubbliche per lo svolgimento dell'ennesimo comizio omofobico voluto dalla Lega Nord nella «prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, la "Casa dei milanesi" che il sindaco e il suo entourage di piccoli Torquemada in tonaca arancione volevano negare».
Riferendosi ai relatori -noti esclusivamente per i loro continui e violenti attacchi alla comunità lgbt e per una propaganda volta a riscrivere la Costituzione italiana nell'ottica di una millantata superiorità razziale basata sull'eterosessualità- il giornale cattolico si lancia nel sostenere che si tratti dei più illustri rappresentanti della società:
In realtà, personaggi di spicco nel mondo accademico, come il professor Massimo Gandolfini, primario neurochirurgo, membro della Società italiana di Bioetica, vicepresidente di Scienza & Vita e presidente dei medici cattolici lombardi. O come l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, consulente legale di organizzazioni internazionali e collaboratore di diverse riviste italiane ed estere. E poi il giornalista Marco Invernizzi, esponente di Alleanza cattolica. Tutta gente, secondo la polizia segreta di Palazzo Marino, indegna di calpestare il sacro suolo comunale perché di convinzioni diverse dal padrone di casa. A rimette le cose a posto ci ha pensato di nuovo la presidenza del consiglio comunale che ha rispedito le accuse al mittente, cioè al sindaco e al suo staff di inquisitori. Dopo la protesta leghista (si erano presentati in consiglio comunale con io bavaglio alla bocca), all’unanimità ha confermato il via libera al convegno. Il centrodestra ha votato compatto, ma pure i due consiglieri del Pd hanno approvato la concessione, come "atto dovuto" e per rispetto del libero dibattito democratico. «Era ovvio che avremmo votato a favore», spiega Andrea Fanzago (Pd), «perché così abbiamo votato la volta scorsa. Come si fa a dire di no su un convegno sulla famiglia, organizzato per altro da un gruppo consigliare?».
Il giornale festeggia anche per l'ennesima occasione in cui si potrà sostenere che «la famiglia» (ovviamente intesa ideologicamente come un'unione esclusiva fra un uomo e una donna) debba essere «difesa» attraverso un'azione volta a far sì che i giovani lgbt siano vittime di violenze omofobiche e che i gay lavorino a testa bassa per garantire privilegi pensionistici riservati ai soli eterosessuali.
L'articolo sostiene anche che «non è male che anche nello schieramento di sinistra ci sia qualcuno che ragioni ancora con il cervello e non secondo le panzane ideologiche del para-pensiero gender». Da notare, però, è come il pezzo sia stato firmato da Luigi Santambrogio, lo stesso che lo scorso anno accusò la Lega Nord di «essersi fatta qualche tiro [di canna]» per non aver impedito il patrocinio regionale al Pride. Evidente è come tutto tuoti attorno al sostenere che la libertà di parola debba valere solo per l'integralismo religioso o per chi opera contro gli interessi delle minoranze.
Riguardo a Pisapia, si sostiene che si sia occupato solo di «convocare tv e giornali per reclamare l'adozione dei bambini da parte delle coppie gay (per le coppie normali non c'è urgenza, tanto ci sono già gli orfanatrofi e gli istituti). Ecco perché parlare a uno così di famiglia si rischia la galera per omofobia». Poi aggiungono che:
Ribadisce come un pappagallo di latta rotto che «Sicuramente Palazzo Marino, che è la casa dei milanesi, non può accettare che ci siano dei relatori che vogliono inneggiare all'omofobia. Credo sia il minimo del civismo e della civiltà». Sì, ciao. Ma questo è lo spartito che normalmente segue la banda arancione che sgoverna la città. Pisapia l'aveva promesso nel suo programma: Milano sarebbe diventata «la meta del turismo culturale omosessuale» e Palazzo Marino una sorta di camp David per pacificare la comunità Lgbt e quella arabo-islamica che da sempre si guardano in cagnesco [...] di tutto quel programma a misura di gay, Pisapia ha realizzato solo la pagliacciatadel Gay Pride annuale e l’altrettanto clownesca messinscena dei registri dei matrimoni gay celebrati all’estero. Troppo faticoso e impegnativo governare sul serio, affrontando i veri problemi della città.