La NuovaBQ vuole la fine della scuola statale nel nome del «gender»
Dato che la fantomatica «idologia gender» non esiste, è molto facile invocarla per motivare qualunque presa di posizione. Ed è così che la solita Nuova Bussola Quotidiana non ha mancato di chiamarla in causa per sostenere la necessità di uccidere la scuola pubblica per dare vita ad un'istruzione basata forse sulle sole paritarie (che in Italia è praticamente un sinonimo di scuola cattolica).
L'affondo viene lanciato in un articolo intitolato "La scuola statale sciopera per non cambiare e viene usata per indottrinare al gender", nel quale si afferma che «il problema di fondo è il monopolio statale dell'istruzione pubblica, con pochissima concorrenza permessa».
Pare dunque che il problema sia la Costituzione, strumentalizzata nei termini per sostenere la necessità di impedire il riconoscimento giuridico delle coppie gay (a cui loro vogliono negare l'appartenenza alla sfera del «naturale»), ma ritenuta fastidiosa quando afferma che «la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».
Non solo si è chiesto (ed ottenuto) che le scuole cattoliche pesassero sul bilancio dello Stato, ma ora si sostiene la necessità di debellare definitivamente l'istruzione pubblica. Il motivo? Secondo l'articolo il Governo userebbe la scuola «come strumento di indottrinamento alle teorie gender».
La Nuova Bussola Quotidiana si lancia così nel sostenere che le rivendicazioni portate in piazza riguardino solo la «disoccupazione di masse di laureati con poche speranze di trovare un posto di lavoro altrove» e che i ragazzi ragazzi che si oppongono alla riforma della scuola di Renzi debbano essere considerati «studenti senz'arte né parte, e perciò destinati alla disoccupazione, che scendono in piazza a tutela del posto di lavoro ad ogni costo anche di quegli insegnanti dequalificati e incapaci che mal preparandoli li avviano senza scampo verso tale destino».
Insulti così bassi e posizioni così integraliste potrebbe essere facilmente spiegati dai nuovi finanziamenti alle scuole cattoliche previste da quella riforma, così come viene paventato anche nel passaggio in cui sostengono la necessità di gestire insegnamenti ed assunzioni senza interventi da parte dello Stato:
All'interno del trionfante statalismo, che resta l'incondizionato orizzonte entro il quale si muove, con la sua presunta riforma della scuola Renzi non tocca la radice del problema, ma cerca di risolverlo introducendo elementi di managerialità da industria privata in una scuola che continua a essere un mastodonte statale: dà infatti ai dirigenti scolastici la possibilità di scegliere gli insegnanti per la loro scuola attingendo a un albo territoriale e apre alla possibilità che i contribuenti possano destinare il "5 per mille" a singole scuole a loro scelta.
In altre parole, si procederà come nel caso degli insegnanti di religiosi, scelti su basi non dichiarate direttamente dalla curia anche se pagati dalla collettività.
L'altro affondo è all'approvazione del «piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità di genere, la prevenzione alla violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle relative tematiche».
Dato che questa volta non hanno potuto sostenere che le famiglie non siano coinvolte (dato che vengono esplicitamente citate), gli integralisti della Nuova Bussola Quotidiana si lanciano in improponibili paragoni tra la norma e «un virus», paventando l'esistenza di un «assedio plurimo da parte delle istituzioni».
Si lanciano anche nel sostenere che lo Stato sia ideologizzato e che:
L'ideologizzato, in genere, è ossessionato da una sola idea, un chiodo fisso che crede in coscienza di dover ficcare nella testa anche di tutti gli altri. Non smetterà mai di scrivere articoli, di parlare in pubblico, di gridare in piazza, di firmare e far firmare petizioni e di proporre leggi su ciò che gli sta a cuore perché non gli basteranno mai i risultati raggiunti, perché ci sarà sempre in giro qualche riottoso, qualche odioso ribelle che non la pensa come lui
Nel leggere queste ultime righe c'è proprio da chiedersi se il soggetto sia effettivamente lo stato o se stiano parlando di loro stessi, ancor più se si considera come abbiano poi concluso il tutto invitando i lettori a firmare la petizione omofoba di ProVita contro una scuola libera da pregiudizi.