La Regione Lombardia patrocinerà il Pride, ma le destre insorgono
La Regione Lombardia non si è mai fatta problemi ad organizzare convegni omofobi o ad approvare mozioni vergognose che ledono la dignità di parte dei propri cittadini, eppure ogni anno l'approvazione del patrocinio al gay pride di Milano è un vero e proprio calvario.
Come già accaduto lo scorso anno, il patrocinio è stato concesso grazie al voto di un leghista dissidente. I voti a favore sono stati quelli di Fabrizio Cecchetti (Lega), Sara Valmaggi (Pd) ed Eugenio Casalino (M5S). Raffaele Cattaneo, presidente Ncd dell'aula si è opposto mentre Daniela Maroni (dell'omonima lista) ha preferito astenersi.
L'ira di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega Nord, non si è fatta attendere: «Il gruppo aveva dato un'indicazione precisa, ovvero quella di votare contro il patrocinio -ha detto- Riteniamo infatti che il Pride sia una inutile ostentazione del proprio orientamento sessuale». Curiosamente, però, la sua posizione è stata assai diversa quando si è trattato di organizzare convegni per stentare l'orientamento sessuale di alcuni genitori o quando di è voluta approvare una festa riservata solo ad alcuni orientamenti.
Anche Raffaele Cattaneo ha manifestato il suo dissenso davanti ad una concessione nei confronti di una parte della cittadinanza che lui vorrebbe non fosse rappresentata: «Io ho votato contro perché i temi etici non sono in svendita», dice. Gli fa eco Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) che parla di «benestare ai caroselli degli omosessuali». Stefano Carugo (Ncd) si è poi spinto sino a chiedere le dimissioni di Cecchetti.
Considerato come la Lombardia vanti una società gay-friendly, sempre più evidente è come la sua giunta non sia espressione dei cittadini ma di lobby ideologizzate che vorrebbero negare il diritto all'esistenza a parte della popolazione.
Non a caso il coordinamento Milano Pride ha già chiesto che il patrocinio non sia «un atto meramente strumentale o, peggio, uno specchietto per le allodole», invitando la politica regionale a far seguire «atti concreti, come una legge regionale antidiscriminatoria sul modello di quelle approvate da altre regioni e il sostegno immediato al Pride Pavia 2015 oggetto di feroci attacchi omofobi».