Le Sentinelle: «I gay non vogliono adottare bambini, vogliono utilizzare l'utero in affitto»
Come avvenuto in numerose piazze italiane, anche a Cagliari si è voluto far sentire il proprio disappunto nei confronti di chi resta in piedi a riflettere su quanto si odiano i gay.
L'idea era di organizzare un flash mob per esibire cuori rossi contro il grigio odio delle Sentinelle, anche se tanto è bastato per suscitare la solita reazione violenta di quest'ultimi (culminata con il sostenere che la polizia non avrebbe avuto di meglio da fare che impedire a dei liberi cittadini di poter girare sulla pubblica via con un cuore in mano).
L'evento alla fine c'è stato, ma quel che forse più incuriosire è il capire le ragioni di chi era sceso in quella piazza per manifestare la propria disapprovazione verso i diritti civili. Una risposta ci giunge dalle interviste realizzate da Martina Marras (La Donna Sarda) ad Emilio Ghiani (portavoce delle Sentinelle in piedi) ed Andrea Ibba Monni (organizzatore della contro manifestazione).
Il leader delle Sentinelle ha ripetuto sino alla nausea che lui era lì per «difendere il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà», eppure ha iniziato a mostrare alcuni cedimenti quando gli è stato chiesto se non fossero meglio due genitori dello stesso piuttosto che l'orfanotrofio.
«La coppia omosessuale non vuole una persona che deve essere adottata in un orfanotrofio -ha sostenuto la Sentinella- La coppia omosessuale vuole altro. Vuole utilizzare l'utero in affitto». Dinnanzi alle insistenze della giornalista che parlava di possibili adozioni senza la necessitò di uteri in affitto, l'uomo si è lanciato nel sostenere che «non ci risulta che ci siano desideri di questo tipo» e che «se lei va a parlare con gli uffici delle nazioni sicuramente non ci sono richieste di gente che vuole adottare bambini».
Se non sarà facile trovare uno «ufficio della nazione», vien da sé anche che non ci siano domande di questo tipo proprio perché i gruppi omofobi non vogliono che una coppia gay possa adottare bambini (e se la legge non ammette certe domande, conseguentemente è ovvio che tali domande non ci siano).
Come da copione, la sentinella ci ha poi tenuto molto a sostenere di non essere omofoba: «Io non so neppure che cosa voglia dire omofobia», ha detto. Eppure quelle poche parole sono bastate a capire perché preferiscano starsene in silenzio, capaci solo i ripetere un qualche slogan che qualcun'altro ha coniato dato che fa brutto ammettere di essere lì perché accecati dal mero pregiudizio.
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