Bagnasco: «Educazione sessuale in classe solo fuori dall'orario e se richiesto dai genitori»
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, appare ormai un disco rotto. Intenzionato a dettar legge pur di creare un mondo peggiore per tutti i giovani lgbt, il cardinale è tornato a parlare di una fantomatica «idologica gender» che a suo dire la scuola statale vorrebbe imporre attraverso i progetti di educazione alla diversità.
Ed è così che da Genova ha sostenuto la necessità di «non fare educazione sessuale e surrettiziamente diffusione della teoria del genere nelle scuola durante l'orario curricolare ma casomai fare educazione alla sessualità se, e solo se, lo chiedono i genitori come servizio aggiuntivo al di fuori del monte ore scolastico».
Infischiandosene della divisione dei ruoli fra Stato e Chiesa (pur risultando sempre ben disposto a lasciare sul lastrico le famiglie italiana a causa dei 6.424.807.772 di euro che annualmente l'Italia versa nelle casse dello stato), il religioso è tornato a dettar legge su ciò che la scuola pubblica deve fare. Il tutto rivendicando il diritto dei genitori di poter disporre della vita dei figli: stando alla sua teorie, una famiglia bigotta ha il diritto di far contrarre l'HIV ai figli perché non li vuole educare sui rischi dei rapporti non protetti, così come il figlio di una Sentinella avrà il diritto di picchiare i ragazzi gay perché i loro genitori gli insegneranno che l'omosessualità non è una normale.
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