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Don Leonardi contro il Family Day: «La famiglia non è in crisi per le unioni civili e i matrimoni gay»

L'impressione è di essere dinnanzi ad un incredibile autogol di Mario Adinolfi. Forse convinto che tutte la Chiesa avrebbe sicuramente apprezzato la sua mobilitazione di piazza contro l'uguaglianza di diritti, il direttore de La Croce ha chiesto a vari prelati di commentare il Family Day dello scorso sabato.
Nel contattare don Mauro Leonardi (sacerdote dell’Opus Dei), forse Adinolfi non si sarebbe mai aspettato quelle posizioni. Al punto che è poi dovuto correre ai ripari attraverso un articolo che cercasse dio screditare quelle posizioni.

È infatti dalle pagine di La Croce che il sacerdote ha condannato la manifestazione:

È alieno dalla mia personalità ipotizzare lobby e complotti, per cui anche in questo caso affermo semplicemente quello che ho visto. Detto questo però, mi viene subito in mente il vangelo di oggi, laddove si dice “perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?” (Mt 7,3). Infatti, anche se forse nelle intenzioni degli organizzatori non era così, quella che è arrivata al paese è stata la logica dello schieramento: un “noi e loro”, un “assediati e assedianti”, che a me pare non giovi assolutamente né alla Chiesa né all’Italia in generale. Uno schieramento preclude la possibilità di aiutare a capire meglio: manifesta un’ansia riduzionista, la voglia di semplificare le cose. E invece, oggi più che mai, abbiamo bisogno di allargare le nostre prospettive.

Il sacerdote condanna fortemente anche l'atteggiamento che si è visto sui social network, puntando il dito contro chi affermava che «per essere veri cattolici, bisogna partecipare alla piazza» o che «chi non partecipa è complice di chi attacca la famiglia».

Desidero dire con chiarezza che non è impedendo ai gay di sposarsi -anche se la Chiesa non è d'accordo col matrimonio omosessuale- o negando le unioni civili che noi salveremo le nostre famiglie. La famiglia non è in crisi per le unioni civili e i matrimoni delle persone omosessuali. La famiglia è in crisi perché noi -noi cattolici - l'abbiamo imbevuta di individualismo, di falsi bisogni, di consumismo, di rassegnazione che poi si rovescia in rivendicazione. Perché i nostri nonni sono all'ospizio? Perché non c'è la famiglia intergenerazionale allargata? Perché i nostri figli vogliono convivere -cioè rifiutano l’istituto matrimoniale- e invece le persone omosessuali desiderano tale istituzione? Perché non c'è più solidarietà tra le famiglie e siamo tutti preoccupati della nostra privacy e autonomia? Cosa ci succede?
La famiglia è in crisi non perché ci sono le persone omosessuali ma perché, forse, siamo noi persone cattoliche ed eterosessuali ad averla tradita per primi, o comunque a non averla onorata nel modo più pieno.

In conclusione il sacerdote ha chiarito come quella piazza sia stata controproducente, perché l'essersi auto-eletti a rappresentanza del mondo cattolico ha contribuito a far credere che quell'integralismo sia una posizione della Chiesa.

Il mondo laico ha identificato tutto il mondo cattolico con le posizioni espresse sabato 20 in piazza San Giovanni. Io, nel mio piccolissimo, ho cercato di far vedere che non era così, ma è stato praticamente impossibile. Questo è un grossissimo problema - se vogliamo è un problema di tipo “politico”- perché è un ostacolo insormontabile a cercare alleanze anche con chi la pensa diversamene ma su singole questioni può essere d’accordo e aiutare a conseguire risultati concreti. Per esempio, a proposito di maternità surrogata ci sono molti laici, molti femministe che sono contrari. Ma dopo sabato 20 giugno sarà ancor più difficile parlare con loro per trovare soluzioni che favoriscano il bene comune, e non quello di una parte, perché la logica dello schieramento radicalizza le posizioni, preclude il dialogo, e quindi la possibilità di perseguire obiettivi intermedi o anche solo parziali, che vanno però a beneficio di tutti. Termino, ringraziando infinitamente questo giornale chi mi dà la possibilità di parlare di queste cose in termini civili e, oserei dire, cristiani.


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