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Gasparri insulta i partecipanti al Roma Pride: «Gente orrenda, provocatori»

C'è da chiedersi in quale altro Paese civile un vicepresidente del Senato si permetterebbe di insultare mezzo milione di cittadini. Eppure qui siamo in Italia e da noi c'è Maurizio Gasparri.
È attraverso Twitter che l'esponente del Pdl, dall'altro della sua carica istituzionale, scrive: «Guardare lo schifo dei carri gay pride, gente orrenda, provocatori». In allegato l'immagine di persone che sfilano pacifiche e qualche palloncino a forma di cuore che si alza verso il cielo.
Poi, evidentemente eccitato dall'omofobia di un suo fan che aveva parlato di «una banda di deviati», il senatore si è lanciato in nuovi insulti, sostenendo che i presenti fossero «ridicoli e ributtanti».

L'impressione che quegli insulti alla popolazione siano basati su un tornaconto elettorale parrebbe confermata dai messaggi che mostrano il livello culturale dei suoi supporter. Una scrive: «Non tollero i rom, non tollero gli extracomunitari, i delinquenti, i gay, le lesbiche, i tans!! Sarò libera o no?». Interessante è notare come la sua "opinione" non riguardi un pensiero o un'azione, ma riguardi il voler negare il diritto all'esistenza sulla base dell'etnia o dell'orientamento sessuale.
Eppure Gasparri pare volerle dare ragione, lanciandosi nel sostenere che lui abbia il diritto di scegliere chi debba vere dei diritti dato che esisterebbe un non meglio precisato «diritto naturale» e che «ci sono norme che la legge trae dalla realtà naturale».
A chi gli ha fatto notare come il senatore non si faccia problemi però a farsi pagare lo stipendio dalle persone sta sta insultando, lui ha risposto: «Ma stai zitto, ma chi paga, ridicoli!». Poco chiaro è se intenda dire che ha rinunciato al suo stipendio o se suggerisca che i gay abbiano il diritto di non pagar tasse pur di non contribuire al pagamento della sua busta paga.

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