Gli omofobi battano cassa
Alcune realtà editoriali hanno fatto di tutto per spaventare la gente attraverso l'ombra di una fantomatica «idologia gender». Nel nome di quella paura si è condotta una vera e propri opera di disinformazione: la conseguenza è che c'è chi crede davvero che ci sia una correlazione fra le unioni gay e l'utero in affitto o chi sostiene davvero che i propri figli siano in pericolo perché verrà insegnato loro che il proprio sesso biologico non debba essere un limite alle proprie aspirazioni.
Le varie realtà omofobe non hanno poi mancato di presentarsi come gli unici organi di informazione capaci di fornire informazione su quelle minacce (che in quanto inesistenti non potevano certo trovare spazio sui giornali seri, ndr) e ciò ha alimentato la creazione di una nicchia spaventata pronta ad idolatrare chi racconta loro che l'Inghilterra incarcera i cristiani per colpa dei gay o che gli asili vogliono figli scegliere ai bambini di che sesso vogliano essere. Ne seguono gli applausi sconcasti riservati ad un Adinolfi che si dice capace di non far approvare leggi o verso un Gandolfini che in grado di moltiplicare le folle e di far entrare un milione persone in un'area che materialmente non può contenerne più di 300mila.
Dinnanzi ad una simile realtà, c'è da chiedersi se quel seguito non possa essere vista anche come una risorsa economica. In fondo son tutti lì a comprare magliette rosa e azzurre che definiscano il loro sesso biologico, così come li vediamo fare la fila per ottenere una copia autografa di libri che possano confermare le loro paure...
Dallo scorso aprile la rivista Tempi ha deciso di lanciare un appello ai propri sostenitori e di chiedere cifre fra i 60 ai 1.000 euro per poter far fronte alle loro spese. Il tutto è stato più volte ribadito con vari articoli: c'è quello che parla della donna che gli ha donato il massimo che poteva e che chiedeva di non farlo sapere in giro «perché i miei parenti ed amici mi darebbero della pazza». C'era l'appello lanciato a nome di Charles Péguy attraverso una lettera che lo scrittore aveva redatto il 16 febbraio 1913 e c'è persino il gruppo di amici che organizza collette per poter dare mille euro alla rivista.
Chissà che non siano state proprio quelle storie a far ingolosire Adinolfi, fatto sta che dalla sua pagina Facebook si è lanciato nel rivendicare la sua supremazia nella lotta ai diritti dei gay ed ha chiesto soldi in cambio della sua tenacia nel condannare ogni singolo diritto acquisito:
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Per la serie, vi ho spaventato con le mie mistificazioni e ora vi chiedo di finanziarmi in cambio della mia protezione. Interessante è anche notare come voglia riaprire la versione cartacea del suo giornale dopo aver spergiurato che il fermo alle rotative non fosse stata altro che una scelta legata alla preferenza che i suoi abbonati avrebbero espresso nei confronti dell'edizione digitale.