Il femminicidio spiegato al family day: colpa delle donne che non amano più il marito
Kiko Arguello, iniziatore del cammino neocatecumenale, è stato un applauditissimo dei relatore del family day di sabato scorso. La Nuova Bussola Quotidiana lo indica come uno fra i principali responsabili della manifestazione e, dato che parla solo se ha una croce al suo fianco, sul palco di piazza San Giovanni ne è stata collocata una alta due metri.
Da quel pulpito ha parlato di minacce alle famiglie, di guerre al gender, di demoni e draghi, di strappi fra il papa e i vescovi (che però hanno definito quelle parole come «strumentali e non veritiere»). Ma ha anche presentato curiose teorie che riguardano il femminicidio.
L'uomo ha introdotto il tema asserendo che «dicono che questa violenza sia dovuta alla dualità maschio-femmina, ma non è così». A suo dire la motivazione «è che l'uomo sperimenta di non essere più amato dalla sua donna, sente un dolore profondo, e cade in un buio nero che gli fa provare la voglia di uccidere».
Ovviamente, giusto per non farsi mancare nulla, nella sua spiegazione Arguello punta il dito contro un'ipotetica moglie pronta a lascia il marito per andare con un'altra donna. E dato che «tutti abbiamo bisogno di essere amati» e che «la verità è che nessuno può vivere senza amore», ne consegue che «un ateo» che non ha il conforto della fede può uccidere moglie e figli per far capire «il danno che mi ha fatto, la sofferenza che ho».
Dal palco ha affermato:
Ci sono tanti casi di questo tipo, dicono che questa violenza di genere sia causata dalla dualità maschio-femmina, ma per noi non è così. Quest'uomo per noi ha ucciso le bambine per un'altra ragione. Se quest'uomo è ateo, secolarizzato, non va messa nessuno gli conferisce l'essere come persona, ha solo una moglie che gli dà un ruolo: «Tu sei mio marito» e così lui si nutre dell'amore della moglie.
Ma se la moglie lo abbandona e se ne va con un'altra donna quest'uomo può fare una scoperta inimmaginabile, perché questa moglie gli toglie il fatto di essere amato, e quando si sperimenta il fatto di non essere amato allora questo richiama l'inferno. Quest'uomo sente una morte dentro così profonda che il primo moto è ucciderla. Il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico, siderale e orribile, piomba in un buco nero eterno e allora pensa: «Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto? La sofferenza che ho?». Uccide i bambini. Perché l'inferno esiste. I sociologi non sono cristiani e non conoscono l'antropologia cristiana. Il problema è che non possiamo vivere senza essere amati prima dalla nostra famiglia, poi dagli amici a scuola, poi dalla fidanzata e infine da nostra moglie.
Curioso è come si parli di un'ipotetica lesbica nonostante l'iniziale riferimento al caso di Matthias Schepp (la cui moglie non è scappata con un'altra donna, ndr) anche se in un mondo senza omofobia quella donna si sarebbe potuta sposare con un'altra donna e sarebbe potuta essere felice dato che l'ipotetico matrimonio con un uomo sarebbe spiegabile solo attraverso l'imposizione cultura difesa proprio da quella piazza.
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