L'integralismo cattolico e la colonizzazione ideologica della scuola pubblica


«Io non sono mai entrata in una chiesa. I miei non mi hanno neanche battezzato. Così nella vita decido io e faccio tutto quello che voglio». È questo uno dei passaggi di un incredibile copione affidato ai bambini di una scuola primaria pubblica di Cesenatico per la loro recita scolastica.
La storia proposta ai ragazzi si basa sull'etichettare i non credenti come persone che rifiutano le regole e si pongono al di fuori della società, lanciando il messaggio che solo la religione (rigorosamente cattolica) è in grado di dare un senso alla vita. C'è pure l'eroico Padre Pio che sconfigge il demone del male, mentre questi aggredisce l'atea sostenendo che è molto più facile tentare chi, in nome di una presunta libertà, nega la sua esistenza.
C'è poi anche il pellegrino errante che continua a stigmatizzare l'ateismo dicendo che «chi non è con noi bestemmia il vero Dio», c'è la famiglia rigorosamente eterosessuale, c'è lo "stargate" di san paolo e ci sono pure alcuni passaggi in cui i bambini (siamo in una scuola primaria!) devono pronunciar frasi di condanna dell'aborto. Come prevedibile, nel gran finale c'è la conversione al cristianesimo dell'atea e pure l'intonazione del "Gloria in excelsis Deo".

La denuncia arriva dall'Uaar, al quale molti genitori si sono rivolti per lamentarsi dell'accaduto. Il tutto in una scuola statale che pare non abbia mai voluto nemmeno assolvere all'obbligo di fornire un insegnamento alternativo all'ora di religione cattolica. Caso vuole che quella sia anche la scuola in cui la moglie del sindaco ciellino di Cesenatico, Roberto Buda, è parte del Consiglio di Circolo.

Curiosamente, però, nessuno dei paladini che dicono si voler "difendere" i bambini pare essersi interessato alla vicenda, quasi come se l'indottrinamento cattolico dei ragazzi fosse un qualcosa di auspicabile e non un qualcosa da condannare (come la lotta al bullismo omofobico o agli stereotipi di genere).
Eppure basta guardare il copione della recita diffuso dall'Uaar per accorgersi di essere dinnanzi a qualcosa di veramente grave. Un simile testo sarebbe apparso bigotto anche in numerosi oratori, figuriamoci in una scuola pubblica che è tenuta alla laicità e al rispetto di ogni credenza religiosa.

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