L'integralismo che vuole sostituirsi a Dio


«La vittoria dell'amore di Dio per l’uomo si manifesta proprio nell'apparente fallimento della Croce di suo Figlio». È quanto affermato da da Papa Francesco durante la Messa del mattino celebrata a Casa Santa Marta.
Il Pontefice ha anche affermato che «quella storia che incomincia con un sogno d'amore e continua con una storia di fallimenti, finisce nella vittoria dell'amore: la croce di Gesù. Non dobbiamo dimenticare questa strada, è una strada difficile. Anche la nostra! Se ognuno di noi fa un esame di coscienza, vedrà quante volte, quante volte ha cacciato via i profeti. Quante volte ha detto a Gesù: "Vattene", quante volte ha voluto salvare se stesso, quante volte abbiamo pensato che noi eravamo i giusti».

A questo punto non possono che venire in mente la indegne parole pronunciate dal segretario di stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che dinnanzi al riconoscimento dell'amore in Irlanda ha parlato di «una sconfitta per l'umanità». Il tutto con una lettura cinica e violenta che potrebbe a pensare che anche la crocifissione sarebbe stata letta nell'identico modo.
E che dire di tutte quelle Sentinelle in piedi che passano il proprio tempo su Facebook a sostenere che la propria battaglia d'odio sia giunta? In quanti messaggi leggiamo sedicenti cristiani che rivendicano «Dio è con noi», «Noi siamo nel giusto»?
Peccato che il loro «essere nel giusto» presupponga l'idea di un Dio incapace che ha creato orientamenti sessuali sbagliato. Si presuppone anche che solo se Sentinelle, nella loro capacità di essere migliori di Dio, sappiano decidere quali opere divine debbano essere accettate e quali debbano essere smantellate. Il tutto nel nome di quella tradizione che i Vangeli hanno condannato: quando i discepoli fecero notare a Gesù che non si sera lavato le mani come da tradizione, lui non esitò a rispondergli che quelle erano tradizioni dell'uomo e che come tali non avevano importanza dato che l'unica cosa importante sono gli atti che ognuno compie. A duemila anni da allora, siamo ancora qui a sentire gente che sostiene che la tradizione dell'uomo è più importante delle gesta compiute dalle persone.
Inaccettabile è come tutto il sia compiuto nel nome di chi ha distrutto ogni tradizione esistente, lasciando facilmente immaginare come le Sentinelle di oggi siano siano le stesse che ai tempi scesero in piazza per invocare il nome di Barabba pur di difendere il proprio status quo.

Ed è così che ci troviamo a dover assistere alla scesa in campo dei leader religiosi (gli stessi che Gesù cacciò dal tempo) pronti a sostenere che l'amore vada combattuto. Ci si può persino imbattere in articoli come questo, dove Radio Vaticana si spinge a sostenere che la vita altrui sia «una minaccia» al diritto dei cristiani di poter giudicare l'opera di Dio.
In quella visione l'uomo non è più tenuto a rispondere della propria vita dinnanzi a Dio, ma si chiede che l'uomo ne risponda dinnanzi alle «convinzioni religiose» di una qualche lobby che si reputa migliore di Dio. Il tutto con una logica che ci riporta alle parole del Papa, dove le «convinzioni religiose» dell'epoca pontarono al «fallimento» della croce, lo stesso «fallimento» che oggi l'integralismo vorrebbe imputare all'amore fra due uomini o due donne.
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