L'omofobia di ProVita ora punta sul promettere privilegi economici

TV7 Triveneta ha dedicato una puntata del suo iReport al tema dell'omosessualità. In studio c'era anche Marianna Orlandi (Pro Vita Onlus), che ha cercato di far leva sulla convenienza economica della discriminazione.
Sappiamo tutti come una sentenza del 2012 della Cassazione abbia sancito il diritto dei gay ad una «vita familiare» che sia equiparata a quella di una coppia di sposi. Eppure la donna chiede che la norma sia fermata perché altrimenti i tribunali finirebbero con l'annullare eventuali disuguaglianze inserite nel codice civile. Dato che in Italia i giudici non possono far altro che applicare norme e diritti esistenti, vien da sé che saremmo dinnanzi ad evidenti diritti legittimi bellamente negati. Nel suo intervento ha dichiarato:

Per chiunque abbia studiato un mese di diritto nella sua vita, sa che l'unione civile è la premessa al matrimonio. Tutto quello che non viene concesso in unione civile verrà poi concesso perché si ricorrerà alle corti e le corti acconsentiranno. Se ci sarà questa equiparazione, tutto diventerà famiglia. Come potrà uno stato dire: "Io aiuto un tipo di famiglia e non ne aiuto un'altra" e questo non diventare una forma di discriminazione?L'unico modo che abbiamo per tutelare la famiglia è di parlare di famiglia senza nemmeno aggiungere l'aggettivo "tradizionale", perché l'unica famiglia che genera. Il resto sono lodevoli amicizie, rapporti affettivi sessuali ma io non posso chiamarla "famiglia" se per famiglia intendo quella cellula che ha bisogno di aiuti dallo stato.

Caso vuole che tali aiuti vengono attribuiti anche alle coppie sposate eterosessuali che non hanno figli e che magari neppure vogliono averne. Ma evidentemente questo aspetto non le deve essere interessato, dato che ha proseguito indisturbata nel sostenere che l'unica differenza fra una coppia sposata e due conniventi sia il diritto alla pensione di reversibilità e che questa non debba essere assolutamente concessa alle coppie gay perché:

Se io ho amico e muoio, la pensione non è un bene mio, non è un qualcosa di cui io posso disporre. È pernsata perché in origine, perché ci potesse essere una famiglia, uno dei due stava a casa e non maturava contributi e quindi poi era giusto che questa pensione venisse presa da questa persona qui.

Interessante è come ancora una volta si presupponga erroneamente che tutte le coppie eterosessuali sposate abbiano figli e che le famiglie gay non e abbiano. Ma dinnanzi alla conduttrice che ha obiettato come il suo discorso poterebbe a sostenere la necessità di abolire le pensioni di reversibilità, la Orlandi ha sostenuto di averci pensato giusto quella mattina (e già questo ci dice quanto sia un pensiero ragionato nel tempo) e che:

Ha senso ancora perché se lui lavora e lei lavora, chiedo a tutte le mamme quanto spendono e quindi non possono accantonare. Perché è vero che lavorano tutti e due e guadagnano tutti e due, ma è come se uno dei due stesse a casa perché tra asili nido e baby sitter, se non ci fosse pensione di reversibilità probabilmente morirebbero tutti appena uno dei due sparisce.

Peccato che tutto ciò ci riporti al punto di partenza: se è dovuta nel nome del costo di una baby sitter, perché mai viene concessa anche alle coppie senza figli? E che dire di come generalmente la pensione di reversibilità arrivi quando i figli sono già grandi? A questo punto è lecito presumere che siano già fuori casa e magari che lavorino pure. A quel punto la pensione servirebbe al sostentamento di un'unica pensione e non è chiaro perché mai debba essere privilegio solo di alcuni.
Se poi ci aggiungiamo come i figli possano aiutare i genitori nei lavori di casa, nella compilazione delle pratiche o magari fornire loro un aiuto economico nel momento del bisogno (tutte cose che agli altri costeranno soldi dato che si dovrà pagare qualcuno per farle), vien da sé che il suo ragionamento possa essere facilmente rovesciato. E allora perché mai chiede più soldi per sé quando in realtà già godrà di maggiori possibilità rispetto a chi non ha figli?

In studio era presente anche Claudio Corradi (Giuristi per la vita, nella foto di apertura insieme alla Orlandi) che si è lanciato nel sostenere che l'omosessualità «è un gravissimo peccato» e che le famiglia gay «non ha una valenza tale da dover essere riconosciute a livello pubblico». Dato che simili posizioni hanno suscitato le proteste degli altri ospiti, da buona samaritana la Orlandi è accorsa in suo aiuto:

La legge non è che deve riconoscere tutti. La funzione sociale di cui parlava l'avvocato è questa: non potendo riconoscere l'amore (perché non misurabile, diceva l'avvocato, ndr), riconoscerà le famiglie gay quando ci sarà un motivo in più rispetto all'amore. Questo motivo in più è che quattro bambini da mantenere non possono essere mantenuti soltanto con i diritti individuali. Serve un diritto in più che li aiuti. Perché con il mio stipendio o con lo stipendio del mio compagno ci manteniamo noi due, quattro figli non li possiamo portare avanti. Allora i privilegi della famiglia non sono privilegi perché piacciono gli eterosessuali e non piacono gli omosessuali. Eterosessualità ed omosessualità non hanno nulla a che fare fare dato che se uno è omosessuale e dovesse essere sposato con una donna e con questa avere dei figli, non è che perché è omosessuale non ha più diritti. È che il diritto è riconosciuto al nucleo familiare, al nucleo che ha generato.

Ma come, l'unica differenza non era solo la pensione di reversibilità? E vuole forse escludere dai diritti anche quelle famiglie non «hanno generato» ma magari hanno solo adottato i propri figli? Vien da sé che un discorso simile reggerebbe solo se lo stato obbligasse ogni coppia sposata ad avere almeno un figlio. Ma anche in qual caso ci sarebbe un problema, dato che più avanti la donna ha sostenuto:

Quella famiglia che ha tre o quattro figli sta meglio se non si sposa perché ha gli assegni familiari. Se invece malauguratamente si sposano, non ricevono più sussidi.

Curioso, all'improvviso il matrimonio diviene una cosa economicamente svantaggiosa e poco raccomandabile. Ma se il matrimonio e i figli sono una cosa tanto brutta (una costa in pannolini, l'altro toglie gli assegni familiari) perché mai non vuole permettere ai gay di poter soffrire allo stesso modo degli eterosessuali al posto di crogiolarsi nella felicità che lei sostiene sia garantita dall'assenza di diritti?
E se davvero l'unica discriminante fossero i figli, non basterebbe sposare su di loro i benefici economici (così come già accade in alcuni casi) in modo che ci sia piena parità fra famiglie composte dallo stesso numero di componenti?

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