Mosca: ultraortodossi assaltano il Gay Pride
Come ormai succede puntualmente dal 2006, anche quest'anno le autorità di Mosca hanno vietato la celebrazione del Gay Pride cittadino e, ancora una volta, senza fornire alcuna spiegazione della loro decisione. «Abbiamo avvertito gli organizzatori che la manifestazione non sarà autorizzato» è la secca nota diramata qualche giorno fa dall'agenzia di stampa Ria Novosti. Secondo l'agenzia di stampa francese AFP, il comune avrebbe anche minacciato gli organizzatori riguardo ai rischi che correranno nell'ignorare il divieto.
Gli organizzatori della manifestazione avevano chiesto di poter organizzare due incontri pubblici ed una manifestazione davanti all'ufficio del sindaco. Le stime erano di un centinaio di partecipanti per ciascun evento.
Nonostante il divieto, un cinquantina di attivisti hanno deciso di scendere ugualmente in piazza. Il loro scopo era semplicemente quello di consegnare una lettera al sindaco, eppure anche questo semplice gesto era sembrata una richiesta eccessiva agli occhi degli ultraortodossi che li hanno aggrediti con calci e pugni. I violenti portavano un nastro arancio rosso di San Giorgio, simbolo del patriottismo russo. Fra di loro non mancavano anche alcuni nazionalisti in tuta mimetica e anche un paio di preti ortodossi.
La polizia è intervenuta e ha arrestato una quindicina di persone. Polemiche riguardano la scelta di procedere con gli arresti anziché prestare soccorso alle persone che venivano brutalmente picchiate nella piazza.
«Mosca non è Sodoma. I gay non dovrebbero passeggiare per la città nel giorno della Santa Trinità», ha dichiarato Igor Miroshnicenko, vice capo dell'Unione dei gonfaloni ortodossi.
«Mentre veniva distribuito il volantino con il testo della lettera -racconta un gruppo radicale presente alla manifestazione- un gruppo di naziskin, alla presenza di un vescovo ortodosso, scortato da due persone, che dava loro la benedizione, ha cominciato a tirare uova ai partecipanti all'iniziativa non violenta e poi a picchiare».
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