Adinolfi passa agli insulti: «La ricca e ben maritata senatrice imbroglia il popolo, solo il mio giornale racconta la verità»


Mario Adinolfi è il membro fondatore di un comitato che ha ingannato 300mila persone. Cero, loro dicono «più di un milione», ma il dato palesemente falsato non fa che confermare la loro indole da imbonitori.
Si sono inventati una fantomatica «teoria gender», l'hanno attribuita ai loro nemici e ora inneggiano alla necessità di contrastare ciò che lor stessi hanno creato (e che nessuno ha mai proposto). Dopo decenni di lotte lgbt volte a sostenere che l'orientamento sessuale e l'identità di genere siano innate, loro invitano i genitori a temere che ai propri figli venga chiesto di «scieglierla». Anzi, il giornale id Adinolfi ha più volte sostenuto che possa essere indotta quasi fosse una malattia.
Pare dunque evidente che la lotta sia contro gli omosessuali e non a favore di qualcosa, tant'è che le loro rivendicazioni vertono su leggi ben precise: vogliono impedire il contrasto dei reati di matrice omofoba, vogliono negare i diritti di alcuni bambini e la vita familiare dei genitori. Il tutto rivendicando che le famiglie degli altri valgano meno della propria.

Eppure Adinolfi è noto anche per la sua abitudine ad accusare gli altri delle sue strategie, ed è così che attraverso Facebook si è lanciato nel sostenere che la Cirinnà menta agli italiani. Sostiene che «la potente e ben maritata senatrice ce l'ha con chiunque non si prostri al suo volere» ed «incassa quindicimila euro al mese». Parla di un «lauto stipendio» e di una «ricca busta paga». Insomma, ogni parola pare volta a creare antipatia verso una donna che lui sostiene guadagni troppo.
Il tutto forse anche con una punta di rammarico dato che la sua carriera politica è stata brevissima e non l'ha neppure portato a riuscire nel suo intendo di legalizzate il gioco d'azzardo (a lui piace così tanto andare a Las Vegas, ndr) e, a fronte di uno stipendio paragonabile, sono i dati di OpenPolis attribuire un indice di produttività di 100,6 alla Cirinnà contro il 16,1 di Adinolfi (giusto per capire da pulpito stia giungendo la predica).

Nel suo lungo post, Adinolfi afferma:

La ricca senatrice in combutta con un'esponente radicale (pannelliana o boniniana?) riprova a farci il giochino delle tre carte di quant'è bella la "stepchild adoption". No. Quindicimila euro al mese non si intascano con la licenza a fare il gioco delle tre carte. Servono "disciplina e onore". E ormai la verità sulla stepchlld adoption agli italiani gliel'abbiamo raccontata noi, per mesi su La Croce, poi davanti a un milione di persone in piazza San Giovanni.
Loro hanno provato a fare i tappetari, a nascondere l'articolo 5 del ddl Cirinnà con un titolo che fosse incomprensibile ai più, si sono pure rifugiati in una formula in inglese sperando che nessuno capisse. Ma su
La Croce abbiamo svelato il giochino, tradotto l'articolo 5 del ddl Cirinnà affinché uscisse dal burocratese e fosse comprensibile a tutti, svelato l'arcano per cui si trattava dell'unico articolo di una legge composta da diciannove articoli che non aveva un titolo intelleggibile. E poi abbiamo spiegato anche le ragioni che ci sono dietro. Che come la legge sul divorzio breve serviva alla prima relatrice che doveva rapidamente divorziare (e poi ha avuto politicamente un'annata, come dire, piuttosto sfortunata), così l'articolo 5 del ddl Cirinnà è stato scritto per consentire ad un senatore amico della potente e ricca senatrice Cirinnà per legittimare la pratica di utero in affitto conclusa negli Stati Uniti a suon di centinaia di migliaia di dollari. Utilizzati, evidentemente per acquistare un bambino dopo aver affittato un utero e stilato un contratto di compravendita di ovulo umano.

Dopo essersi vantato di essere riuscito a tradurre ben due parole scritte in inglese (che più che occultate paiono semplicemente far parte del linguaggio di Renzi dato che anche la riforma del lavoro nelle sue mani è divenuta il "job act") sostiene che dietro i diritti di migliaia di coppie solo interessi personali di alcuni politici.

Ovviamente Adinolfi continua a far finta di non sapere che esistano numerosi figli che possono essere nati in modo naturale da precedenti relazioni e lancia i suoi soliti anatemi contro quella che definisce una «compravendita di essere umano» e una «violazione dei diritti più intimi e preziosi di una donna».
Scorrendo l'intero testo del ddl Cirinnà non c'è alcun accenno dell’utero in affitto. La stepchild adoption è infatti una cosa completamente diversa: attualmente i figli delle coppie gay vedono solo il genitore naturale come genitore legittimo. L'altro è viene considerato un perfetto estraneo (in caso di morte del genitore naturale è come se non esistesse, così come il figlio non potrà avere diritti qualora venga a mancare la persona che l'ha cresciuto).
L'utero in affitto, invece, è una pratica attualmente accessibile da tutte le coppie eterosessuali ed omosessuali (anche se Paesi come l'India o la Russia la riservano solo a chi dimostra di avere un partner di sesso opposto) in base alle leggi degli stati che la permettono. L'Italia riconosce i figli così nati dalle coppie eterosessuali ma non garantisce uguale dignità ai figli delle coppie gay.
Ciò che Adinolfi chiede non finirà con il vietare ciò che è già vietato in Italia, ma si limiterà a danneggiare i figli nati da due persone dello stesso sesso (in pratica si è dinnanzi ad una ritorsione, nulla di più).

Ovviamente Adinolfi non manca di pubblicizzare anche la sua nuova raccolta firme contro i più basilari diritti basilari delle coppie gay, nonostante le fotografie diffuse sui social network non lascino intravedere un grande successo (nella fotografia di apertura, Adinolfi è quel signore di spalle vicino all'immondizia).
Ed è attraverso l'invocazione di ostruzionismo e la raccolta di firme attraverso tesi surreali che si dice certo che non permetterà mai che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e ch eil suo secondo matrimonio non valga più del primo matrimonio di un gay.
«Non la approverete -minaccia- il popolo italiano è platealmente e quasi unanimemente contrario alla legittimazione della pratica dell'utero in affitto. Cara ricca e ben maritata senatrice, imbrogliare il popolo italiano non è tra le ragioni per cui le corrispondiamo quindicimila euro al mese. Impari a rispettare chi legittimamente si oppone ai suoi strepiti, alle sue prepotenze, alle sue leggi sbagliate».
Come già spiegato, nessuno sta parlando di utero in affitto e dunque, se si menzogne stiamo parlando, Addinolfi dovrebbe provare a guardarsi allo specchio per vedere chi è che sta realmente raccontando balle agli italiani con l'unico fine di ottenere un riscontro personale. Peccato che ci sia proprio da chiedersi se il profitto derivante dalla vendita di un giornale basato sull'odio e la mistificazione sia un'argomentazione sufficiente per tentare di negare il diritto alla famiglia di migliaia di persone.

Clicca qui per leggere il post pubblicato da Adinolfi.
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