C'è chi si sente discriminato nel non poter discriminare
L'integralismo cattolico appare di giorno in giorno sempre più violento e pronto a sostenere che la religione non sia un atto di fede personale, ma un'arma da utilizzare imporre qualsiasi forma di discriminazione e di rigurgiti nazisti. È ormai un mantra il sostenere che la propria libertà religiosa debba prevalere sui diritti fondamentali altrui e che nessuno possa vivere la propria vita se a loro poco gradita. È un'ideologia malata e c'è da averne paura.
In Italia è il settimanale Tempi a dare ampio spazio a queste teorie. Recentemente hanno provveduto a scrivere una serie di articoli dedicati a Casey Davis, un segretario in una contea nel Kentucky che ha deciso di non rilasciare licenze matrimoniali a coppie dello stesso sesso. In altre parole, ha deciso di non rispettare la legge perché convinto che alcune persone debbano essere privati di diritti legali e costituzionali dato che a lui loro non piacciono proprio.
Eppure Tempi pare vedere in la vittima. Si sostiene che riceva minacce di morte (giusto per far credere ai lettori che i gay siano violenti e debbano essere temuti, ndr) e di riportano le dichiarazioni in cui l'uomo dice: «Non voglio discriminare nessuno, ma la mia coscienza e la mia religione mi impediscono di farlo. Mi dispiace». Vien da sé che l'impedimento non sia fisico ma un'esplicita volontà. E se la volontà di imporre le proprie convinzioni agli altri fosse lecita, dove si arriverebbe? Un farmacista potrebbe non vendere preservativi perché ritiene che sia preferibile l'astinenza, un medico potrebbe rifiutasi di curare una persona perché gay, un insegnante potrebbe non dare lezioni ai figli di due papà. Insomma, il diritto verrebbe annientato nel nome di un potere illimitato concesso a chi professa una presunta fede.
L'uomo sostiene addirittura che se verrà denunciato «dirò sotto giuramento che questa nazione è sempre stata unita a favore della libertà e della giustizia per tutti. E che tutti significa tutti, non solo due o tre». Dice anche che «chiedo solo che nessuno mi impedisca di seguire Dio, di obbedire alla mia coscienza e di essere libero». Peccato che la sua idea di liberà prevede l'oppressione e la privazione alla vita per altri.
Tempi si lancia anche nel sostenere che il diritto dei cattolici a non rispettare la legge debba essere affrontato perché «Davis però non è l’unico ad avere un problema di coscienza: oltre a lui, altri 57 segretari sui 120 dello Stato hanno scritto al governatore per chiedere di affrontare questo nodo cruciale».
A Tempi tutto ciò piace perché è contro i gay (e loro non vogliono che i gay abbiano diritti). Ma per capire la pericolosità di quel pensiero basterebbe invertire le parti. Un qualunque cristiano potrebbe tranquillamente citare l'episodio di Gesù nel tempio e sostenere che la sua coscienza gli imponga di entrare nella redazione del settimanale integralista per spaccare tutto (così come Gesù «rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio»). In fondo molti dei loro articoli rappresentano un insulto alla sensibilità religiosa di tante persone e si potrebbero trovare ottimi motivi per considerarli mercati dell'odio nel tempio di Dio. Peccato che tutto ciò non possa essere fatto perché sarebbe illegale. Ma se partissimo dal loro presupposto, ossia il ritenere che le proprie convinzioni religiose abbiano la priorità sulla legge e sui diritti altrui, allora ci si dovrebbe sentirsi legittimati a farlo. Sarebbe folle, ma purtroppo è ciò che viene rivendicato.
Eppure quel concetto viene ribadito con ossessiva frequenza. In un latro articolo è la solita Benedetta Frigerio a sostenere che «la sentenza della Corte suprema che ha imposto a tutti gli Stati Uniti il riconoscimento del matrimonio gay come diritto costituzionale» possa avere «conseguenze sulla libertà religiosa dei cittadini». E per legittimare il tutto si è accorsi ad intervistare lo statunitense John Roberts, noto per il suo sostenere che i cristiani non permetteranno mai l'uguaglianza del matrimonio e si impegneranno in ogni modo possibile pur di discriminare le famiglie omosessuali. «Sarà necessaria la disubbidienza civile -dice- perché la nostra vocazione di cristiani è l'amore al mondo: dobbiamo quindi difenderlo richiamandolo e riportandolo a Dio».
In maniera del tutto ideologica, Tempi domanda: «com'è possibile che un paese nato da uomini fuggiti da un potere che limitava la loro libertà sia giunto a imporre una "dittatura del pensiero unico"?». La risposta di Roberts è drammatica, dato che si sostiene che il problema sia «la moderna visione distorta di cosa sia l'essere umano e quale sia il suo destino». A suo dire, infatti, il mondo dell'integralismo cattolico è tenuto a decidere ciò che si ritiene la volontà di Dio per poi imporla al mondo. Si sostiene persino la necessità di impedire l'uso di metodi contraccettivi, sostenendo che «se si accetta che il fine principale dell'atto sessuale non sia più la procreazione, allora la contraccezione non diventa solo legittima, ma un diritto da garantire da tutti. Così come le unioni omosessuali».
Invocando una disubbidienza alle leggi, Roberts sostiene anche che «non penso che come cristiani possiamo ritirarci dal mondo, accettando un ordine mondiale legale che nega la creazione e la verità. Tollerare questo regime in silenzio sarebbe un tradimento della nostra vocazione d'amore. Dobbiamo essere testimoni ad ogni costo. Per fare questo dobbiamo rinforzare la famiglia, la vita comunitaria, quella dei movimenti ecclesiali come Cl, ad esempio. E dobbiamo educare, mai tacendo la verità e sempre rivolti al mondo, verso il quale abbiamo una responsabilità storica».