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Il Miur rassicura i genitori cattolici. Ma saranno garantiti anche i diritti degli studenti?

Si sa che in Italia la politica non viene fatta in Parlamento ma sui giornali. Ed è infatti dalle pagine della rivista ciellina Tempi che il sottosegretario all'istruzione Gabriele Toccafondi aveva rassicurato l'integralismo cattolico promettendo che «Quello che si fa a scuola deve essere conosciuto preventivamente dai genitori, i quali, Costituzione alla mano, sono gli unici "titolari" della competenza in merito al "diritto dovere di istruire ed educare i figli"».
In realtà la sentenza 2656 emessa il 5 febbraio 2008 dalla Corte di Cassazione sancì che il diritto fondamentale dei genitori di provvedere all'educazione ed alla formazione dei figli debba trovare il necessario componimento con il principio di libertà dell'insegnamento dettato dall'articolo 33 della Costituzione e con quello dell'obbligatorietà dell'istruzione inferiore affermato dall'articolo 34. Si stabilì così che «è certamente ravvisabile un potere dell'amministrazione scolastica di svolgere la propria funzione istituzionale con scelte di programmi e di metodi didattici potenzialmente idonei ad interferire ed anche eventualmente a contrastare con gli indirizzi educativi adottati dalla famiglia e con le impostazioni culturali e le visioni politiche esistenti nel suo ambito, non solo nell'approccio alla materia sessuale, ma anche nell'insegnamento di specifiche discipline come la storia, la filosofia, l'educazione civica, le scienze. Ben può, quindi, verificarsi che sia legittimamente impartita nella scuola un'istruzione non pienamente corrispondente alla mentalità ed alle convinzioni dei genitori, senza che alle opzioni didattiche così assunte sia opponibile un diritto di veto dei singoli genitori».

Pare però che tale argomentazioni siano state messa da parte su richiesta dell'integralismo religioso che, nel nome di una fantomatica «ideologia gender», rivendica nei figli una proprietà personale su cui i genitori debbano avere diritti assoluti senza che si tenga conto del «dovere» ad un'istruzione che possa fornire ad ogni studente gli strumenti che possano renderlo un libero pensatore.

Attraverso una circolare, il Ministero dell'Istruzione ha stabilito che «le famiglie hanno il diritto, ma anche il dovere, di conoscere prima dell'iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano dell’Offerto Formativa e, per la scuola secondaria, sottoscrivere formalmente il Patto educativo di corresponsabilità per condividere in maniera dettagliata diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie». Ma poi ha aggiunto che tutte le attività «devono essere specificate» nel Pof all'inizio dell'anno scolastico.
Non sarà dunque più possibile proporre attività extrascolastiche che possano rispondere alle esigenze emerse nelle classi nel corso dell'anno e la formazione diventerà una sorta di contratto che non potrà risultare flessibile alle esigenze del caso.

Il Nuovo Centrodestra ha festeggiato, sostenendo che «la teoria gender non potrà essere introdotta in automatico negli insegnamenti extracurricolari senza il consenso delle famiglie». Eppure nient'altro potrà essere aggiunto.
Ad esempio, dinnanzi ad un qualche fatto grave legato al razzismo, una scuola non potrà più decidere di proporre lezioni di sensibilizzazione sul tema se non specificate ad inizio anno. Allo stesso modo dovrà necessariamente rispondere picche a qualunque richiesta dovesse giungere dagli studenti nel corso dell'anno (se non specificato, il tema non potrà essere trattato anche se di interesse per gli studenti).

Saranno poi i genitori a scegliere tutto. E purtroppo alcuni non lo faranno nell'ottica di una selezione della miglior proposta educativa possibile, ma nel nome dell'esclusione di tematiche che non si intendono trattare. Se un bigotto non vorrà far sapere nulla riguardo al sesso ai propri figli, non dovrà far altro che scegliere una scuola che non fornisca corsi di educazione sessuale (tanto al massimo sarà il figlio a pagarne le conseguenze quando commetterà un qualche errore legato al non essere stato informato sui rischi legati ad alcune malattie).
L'impressione è che tutta questa frenesia intorno alla fantomatica «ideologia gender» non sia altro che un modo per rivendicare una proprietà dei figli, tramutati in oggetti che dovranno necessariamente assumere la forma decisa dai loro genitori senza che lo Stato possa garantire loro una base solida su cui costruire una propria identità.


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