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Unioni civili, il vicepresidente Pd al Senato propone di sostituire l'adozione con un affido da rinnovare ogni due anni

Partiamo da un dato di fatto: il ddl Cirinnà è già vecchio ancor prima di essere approdato in aula. Se un provvedimento simile sarebbe stato accettabile dieci anni fa (quanto per l'appunto venne introdotto in Germania), nel 2015 appare folle parlare di un'unione ghetto riservata ad un gruppo di persone che, sulla base dell'orientamento sessuale, viene ritenuta inadatta a poter accedere al matrimonio.
L'altro dato di fatto è che gli omofobi non vogliono che il provvedimento sia approvato. Ma è evidente che non lo vogliono a priori, indipendentemente dai contenuti. In più occasioni hanno chiaramente sostenuto che non accetteranno mai qualunque provvedimento possa riconoscere l'unione fra due persone dello stesso sesso che non siano diritti individuali pari a quelli previsti per una coppia di amici.
C'è dunque da chiedersi perché mail il Partito Democratico continui ad abbassare il tiro sostenendo che così magari troveranno un accordo con Alfano. A meno che non propongano l'introduzione di camere a gas, è chiaro che quell'accordo non ci sarà. Eppure nei giorni scorsi è stato proprio il Pd a proporre (e accogliere) un emendamento che ha reso le unioni civili un istituto originario non paragonabile ai matrimoni. L'evidente conseguenza è che qualunque legge presenta o futuro potrà tranquillamente assicurare benefici ai soli eterosessuali o limitare i diritti delle coppie omosessuali.

Ora è Stefano Lepri, vicepresidente Pd al Senato, a sostenere che l'adozione del figlio biologico del proprio partner sia un ostacolo e propone di tramutarli in «affidi». Peccato che un affido e un'adozione non siano certo la stessa cosa dato il valore temporaneo del primo. Eppure Lepri si dice certo che sia necessario andare incontro a qualunque richiesta sia giunta da Adinolfi e dagli altri integralisti.

«Non ci saranno le nozze -precisa il politico in un'intervista rilasciata a La Stampa- Il dibattito al Senato sulle unioni civili omosessuali sta andando verso la creazione di un nuovo istituto giuridico, distinto dal matrimonio. Resta aperta una questione: come tutelare al meglio il minore figlio di uno dei partner e come permettere all'altro partner di esercitare una funzione genitoriale, se richiesto. Il ddl Cirinnà propone l'adozione del minore, limitatamente al figlio del partner e senza estensione ai figli di terzi. Tuttavia ci sono dubbi sulle
pratiche seguite per ottenere una maternità "surrogata" o "di sostegno". Ci sono fondati timori che la madre all'estero si possa prestare solo per motivi economici. Se anche ciò rientrasse nella sfera dei diritti personalissimi, resta il dilemma che attiene al diritto del minore».

Ovviamente nella norma non c'è alcun riferimento alla maternità surrogata dato che si giungerebbe a parlare dell'argomento solo attraverso l'estensione di quanto oggi già previsto per le coppie eterosessuali (ma evidentemente pare che non ci sia alcun dilemma etico se i figli non hanno due mamme o due papà).
Ed infatti Lepore pare saperlo bene perché, dopo aver sostenuto che che «c'è del vero nella protesta» del Family Day, chiarisce la natura ideologica del suo pensiero nel domandarsi se «è giusto che un bambino, in caso di adozione del partner non genitore, abbia nello stato civile la presenza di due madri o di due padri? Oggi sono riconosciuti padre e madre biologici, o adottivi o che ricorrono alla fecondazione assistita. Ma non è previsto che nella carta d'identità di un minore figurino due genitori dello stesso sesso. Oggi la genitorialità biologica può essere sostituita da una genitorialità sociale, ma solo entro una coppia eterosessuale».

Ecco dunque che il politico si smentisce da sé e chiarisce che a nessuno frega nulla delle madri indiane che partoriscono i bambini, a tutti interessa solo impedire che due genitori dello stesso sesso possano riconosciuti come tali. Tant'è vero che Lepri aggiunge: «Si crea una doppia eccezione:rispetto alla dimensione biologica e alla complementarietà sessuale. Giusto il desiderio del partner non genitore naturale di esercitare un ruolo genitoriale. La proposta: il partner non genitore sia nominato affidatario, con rinnovo automatico dopo due anni se non ci sono giustificati motivi contrari. A 18 anni, il ragazzo può accettare l'istanza di adozione. In caso di morte del genitore, il partner affidatario non viene meno al ruolo e può chiedere l'adozione per la continuità degli affetti. La tutela è così garantita sia per il minore sia per la funzione genitoriale».


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