I cattolici hanno già iniziato a strumentalizzare l'omicidio dei due giornalisti televisivi
Se un mancino comme un furto, a nessuno verrebbe in mente di dire che tutti i mancini sono ladri. Persino la comunità cattolica si lava le mani dinnanzi agli innumerevoli casi di violenza sessuale sui minori da parti di preti, sostenendo che le responsabilità siano individuali.
Ma quando si parla di gay, le regole cambiano. La lobby cattolica è in prima fila a diffondere assurde generalizzazioni, condannando tutti i gay se una qualche persona nel mondo commette un reato e ha un orientamento sessuale non conforme a quello che loro vorrebbero vedere imposto per legge.
Quando si è scoperto che l'uomo che ha ucciso due reporter in virginia era gay, si è temuto il peggio. Ancor più dopo che nella sua nota suicidale li ha accusati di omofobia e di razzismo. Immancabilmente i timori si sono avverati e l'integralismo cattolico si è immediatamente spinto a strumentalizzare la vicenda.
Ad aprire le danze ci ha pensato il giornalista statunitense Ben Shapiro, pronto a sostenere che quegli omicidi facciano parte di una più ampia tendenza dei gay ad usare la "presunta omofobia" come giustificazione per violare i diritti degli altri. Ha anche sostenuto sia necessario opporsi all'eccessiva libertà che i democrativi avrebbero concesso ai gay e ai neri, sostenendo che la concessione diritti li avrebbe spinti ad «un quadro di perenne di vittimismo per i neri e gay».
La conseguenza di una simile generalizzazione viene ben riassunto da un commentatore del sito che chiede: «Chi devo disprezzare di più? I finocchi malati o i neri con il loro basso quoziente intellettivo?».