Il terrorismo di Provita: «Attenti alle iniziative ispirate al gender o all’omosessualismo»
All'interno della sua costante crociata per la promozione dell'odio, l'associazione integralista Provita prosegue nell'alimentare un vero e proprio terrorismo psicologico basato sulla paura verso un qualcosa che neppure esiste.
Ed è così che dicono che «dopo l'approvazione del ddl "Buona scuola" alla Camera si conferma la volontà del Governo di promuovere la teoria di genere nel sistema nazionale d'istruzione». Chiunque abbia letto quei documenti, sa bene che non è così, tant'è che la loro redazione è volta a sostenere che glia ltri mentano e che è necessario affidarsi ciecamente allal loro interpretazione ideologizzata di quelle carte. Dicono:
Molti non hanno capito (o voluto riconoscere) la gravità del fatto, sostenendo che quando la riforma si riferisce a “violenza di genere” si tratterebbe solo di violenza contro le donne.
In realtà, come abbiamo più volte spiegato, il comma 16 della riforma rinvia alle tematiche di cui all’art. 5 comma 2 della legge 119 del 2013, che oltre alla “violenza di genere” si riferiscono alla “discriminazione di genere”, anche per quanto riguarda le attività curricolari. Due importanti strumenti interpretativi ci consentono di dire che qui il termine “genere” è cosa diversa dal sesso biologico e coincide con il significato attribuitogli nel contesto della teoria di genere: Bludentalla legge 119 applica di fatto la Convenzione di Istanbul che è proprio la prima convenzione internazionale in cui è chiarissimo il nuovo significato del termine “genere” e nella quale ci si riferisce anche all'identità di genere.
In altre parole, lamentano che quel piano di azione non si limiti a tutelare le donne ma chiunque sia vittima di discriminazione, anche chi è vittima di violenza a causa della sua identità di genere. Dunque appare evidente che l'obiettivo sia quello di impedire che i ragazzi lgbt possano essere al sicuro nel frequentare le nostre scuole.
Utilizzando i soliti toni allarmistici, affermano che «in questo contesto, tocca anzitutto alle famiglie difendersi. Esse non sono sole, e possono fare molto se agiscono con intelligenza e in sinergia con altre famiglie e con le associazioni». Si passa poi ai consigli, invitando i loro adepti a trovare altre famiglie aderenti all'ideologia propagandata dalla loro associazione il modo che «l'azione in comune sarà sempre più incisiva». Si chiede di controllare i programmi e di contrastare chiunque osi parlare di uguali diritti: «Fate sentire loro, in modo educato e rispettoso, ma fermo, che siete presenti e vigilanti», dicono quasi si sia dinnanzi a progetti segreti.
Chiedono anche di «dialogare maggiormente con i propri figli» al fine di verificare che nessuno abbia proposto «attività particolari, insolite, se riguardavano l'amore, le differenze tra bambini e bambine, famiglie particolari, ecc». Ed ancora:
Se si scoprono iniziative ispirate al gender o all’omosessualismo, soprattutto nell'ambito delle attività curricolari, inviare lettere di protesta anche ai presidi e informare associazioni come la nostra. E’ importantissimo coinvolgere le associazioni in questi casi, perché spesso solo queste possono esercitare una “pressione” sufficiente a bloccare o ridimensionare certe iniziative.
Insomma, ci penseranno loro a far sì che le nuove generazioni possano crescere nell'ignoranza e possano applicare quanta più violenza omofoba possibile verso gli studenti lgbt. Senza alcun ritegno e dopo avere chiesto di adoperarsi per rendere un inferno il corso di studi di centinaia di ragazzi, hanno anche il coraggio di dire: «Coraggio, famiglie: il futuro dei bambini è nelle vostre mani!».
Ad alimentare la paura riguardo alle vere intenzioni dell'associazione è anche un documento in cui illustrano ciò che loro sostengono sia «idologia gender». Qualunque lettura contenga un personaggio gay, qualunque lezione volta a insegnare il rispetto delle diversità e qualunque attività non insegni l'odio è in quell'elenco. C'è anche una vera e propria lista di prescrizione dei libri che si chiede siano messi all'indice. La malafede appare evidente già nell'introduzione, in cui si sostiene la necessità di impedire qualunque iniziativa «promuovono l'equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di
"famiglia"; la prevalenza dell'"identità di genere" sul sesso biologico; la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali; la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini».
In altre parole, si chiede che ai bambini sia insegnato che un eterosessuale valga più di un omosessuale e che lo stereotipo di genere è un qualcosa da difendere dato che una donna non potrà mai fare ciò che è socialmente ritenuto un ruolo maschile o viceversa.
Leggi l'articolo completo su Gayburg