Opinioni, opinionisti e mostri... disinformazione all'italiana
Sarebbe ora di smettere di considerare «opinioni» quelle che opinioni in realtà non sono. «Di famiglia ne esiste una e una soltanto», «dall'omosessualità si può guarire» e «i froci li riconosco subito, come i delinquenti» non sono opinioni. Sono idiozie, scempiaggini, falsità.
Nelle trasmissioni televisive e radiofoniche a tematica lgbt, spesso e volentieri, vengono proposti personaggi vergognosi (veri e propri "mostri" da tubo catodico) per instaurare un presunto "contraddittorio", su argomenti assolutamente non ideologici, nelle loro fondamenta (ma certamente ideologici nelle loro oscene strumentalizzazioni politiche). Luca Di Tolve e Carlo Taormina ne sono due esempi straordinari. Un personaggio come Di Tolve, noto (grazie a una canzone di Povia, che poi si è scoperta totalmente estranea da lui) per una presunta "guarigione" dall’omosessualità, ha fondato la propria "carriera" su una serie prolungata e sistematica di bugie, falsità e inesattezze. Oggi costui pare si sia dato alla produzione di amuleti per la guarigione dall'omosessualità, nel suo Gruppo Lot. Su Carlo Taormina è inutile soffermarsi, è stato recentemente condannato per le sue uscite pubbliche (trasmissione radiofonica "La zanzara") di matrice omo-transfobica.
Possono personaggi del genere essere considerati "relatori" in un dibattito socio-culturale attorno a realtà complesse e delicate come quelle della lotta all'omofobia e del riconoscimento pubblico delle unioni same-sex? Sarebbero questi gli interlocutori ai quali dovremmo far riferimento?
I media italiani, quando si trovano (volenti o nolenti) a parlare di tematiche lgbt, dimostrano di non aver la minima idea di ciò che stanno trattando. Si trovano inevitabilmente a compiere un orribile impasto, un minestrone inguardabile e insipido. Assistiamo a trasmissioni con titoli come "Gay si nasce?" o "Figli di gay" che poi in realtà trattano di tantissimi altri temi, toccandoli tutti marginalmente e rigorosamente in maniera demagogica e non scientifica. Disinformazione all'italiana, condita da frasucce di circostanza e da luoghi comuni da quattro soldi. La solita leggerezza che porta poi, coloro i quali dovrebbero svolgere un servizio informativo pubblico, a invitare nelle proprie trasmissioni personaggi Lgbt che a loro volta conosciamo unicamente come uomini di spettacolo. Evidente a tutti è il fatto che Alessandro Cecchi Paone e Cristiano Malgiogio sappiano utilizzare con straordinaria dimestichezza lo strumento televisivo, ma non credete che un Franco Grillini, un Aurelio Mancuso e un Flavio Romani possano dirci qualcosa di più costruttivo?
di Alessandro Pinarello