I "Giuristi per la vita" contestati a San Giovanni Ilarione (VR)
Il sindaco leghista Ellen Cavazza è stato il promotore di una conferenza «no-gender» patrocinata dal Comune di San Giovanni Ilarione (VR). Sui volantini erano stati utilizzati i soliti toni terroristici ed allarmistici che sostenevano la necessità di «difendere la famiglia», così come si era ricorsi alla disinformazione a senso unico affidata a soliti Giuristi per la vita e alla loro crociata contro i diritti dei gay. Ma non tutto è filato liscio.
La stampa locale ci informa di forti contestazioni in sala lanciati da comuni cittadini (nessuna associazione lgbt era presente in sala) ad indicare come ormai sia un aumento il numero di persone che si rende conto che quelle conferenze siano vere e proprie prese in giro.
Pare che i due relatori (Giuseppe Spimpolo e Abbondio Dal Bon, entrambi dei Giuristi per la vita) non abbiano soddisfatto le aspettative dei presenti dato che in oltre due ore di discorsi non sono minimamente riusciti a spiegare in che modo la loro fantomatica ideologia gender dovrebbe essere introdotta nelle scuole.
Poco gradito è stato anche il loro sostenere la veridicità e scientificità delle loro tesi attraverso la citazione di frasi bibliche, come «onora il padre e la madre» o «maschio e femmina li citò».
Tra i personaggi più polemici nei confronti dei temi sostenuti c'è lo psichiatra Carlo Piazza, responsabile presso l'Ulss 20. «Volete solo domande ma io dovrei parlare due ore per contrastarvi», ha tuonato. Dopo aver ricordato che «difendere la famiglia» significa difendere anche quella che ha un figlio omosessuale, ha chiesto conto di dove fossero scritte le tesi da loro sostenute: «Dove si insegna? Su quali libretti? È un'invenzione fatta da voi per fare terrorismo». Alla fine ha abbandonato la sala in segno di dissenso verso le mistificazioni sostenute da chi non permetteva una corretta informazione.
Da menzionare è anche il botta e risposta fra Spimpolo e una madre. Il relatore ha sostenuto che nella strategia per il contrasto delle discriminazioni ci sarebbe scritto che «uno dei criteri è il piacere nella masturbazione». La donna gli ha domandato: «Dove sta scritto?». Ma l'unica risposta che ha ottenuto è stata: «Lo dico io».
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